di Gianfranco Chessa
In taberna quando sumus….quando siamo in taverna: così
iniziava un canto della goliardia che la solerzia di Cesare Gastaldi aveva
iscritto all’ordine del giorno dell’ AGUN, l’ Associazione goliardica degli
universitari novesi. A me che non sapevo cantare restava il gusto di mandare a
memoria il testo latino che mi ha
accompagnato, ogni volta, nel varcare la porta di una taverna. Poche sere sono
trascorse dal rendez-vous nella cascinetta di Francesco Giannattasio, in via Crispi: la
compagnia evocava non poco la felicità crepuscolare degli anni trascorsi
insieme. Una compagnia, dico subito,
politicamente scafata a corona del padrone di casa da poco responsabile provinciale dell’Alleanza
per l’Italia promossa dall’ex sindaco di
Roma, Francesco Rutelli.
Ma Giannattasio, prima di bagnare
zuppe in politica, è altra cosa. È un artista della carrozzeria
automobilistica, ha dimestichezza col forno e sforna ininterrottamente pizze di
ogni taglio, sapore e colore. Bravo Francesco, indimenticato cuoco alle feste
di Forza Italia che organizzava come nessuno più. Nel Popolo della Libertà si sentì incompreso e se ne andò senza
sbattere la porta perché è educato, ma col tempo saltò il fossato psicologico
che lo divideva dal Pd e divenne
“compagno”. E’ recente la notizia del suo impegno nel nuovo partito di
Rutelli con il quale si propone di costruire il Terzo Polo con Casini e Fini:
almeno queste sono le attese di Giannattasio e dei suoi amici. In taverna, per
la verità, non tutti sono sulla barca dell’oste. C’è con lui Osvaldo
Repetti fresco candidato alle Elezioni
regionali, c’è il mio amico Gian Michele Cavallo che apprezza la mensa come un
commensale manzoniano: con Repetti c’è l’inseparabile Vito Ziccardi che, a differenza di Osvaldo, è rimasto nel
Pd; c’è Franco Pietro che è un cattolico della Val Borbera e sta per conto suo;
c’è Giampiero Daffonchio che fu responsabile della segreteria del sindaco Mario
Angeli insieme e un paio di socialisti: dell’importanza di Giorgio Cantarutti e
Nino Andronico. Non si può non notare
che è presente quasi al completo (mancano Piero Vernetti e Luigi Cavanna) tutta
la Giunta Comunale
che, guidata dal sindaco Mario Angeli, negli anni ottanta costrinse il pci di Lovelli e Rocchino Muliere
all’opposizione. Il pensiero mio e degli amici a Mario Angeli, da qualche tempo
in tormentata sofferenza, è immediato e significa ancora il riconoscimento al
valore ed al coraggio che Mario ebbe nel guidare quell’esecutivo di centrosinistra.
Succeduto a Pagella, di sicuro Angeli fu tra i più rappresentativi sindaci che la
città abbia avuto: peccato che, dopo un quinquennio di centrosinistra, il suo
partito non gli consentì la prosecuzione della collaborazione e lo invitò ad
espletare il secondo mandato con i comunisti. Continuo a ritenere che fu un
danno enorme per la città. I risultati sono, ancora oggi, sotto gli occhi di
tutti dal momento che sarà difficile sfangare questa città da una crisi che la
stringe alla gola. Provocato dalla generosità e dall’entusiasmo del padrone di
casa è stato Nino Andronico, Segretario generale della Provincia di Alessandria
e indimenticato assessore del Comune di Novi, a teorizzare tempi e modalità per
la ripresa. Nino è schietto: il ritorno di una politica amministrativa comincia
monitorando, con azioni mirate, le
esigenze dei cittadini per creare il futuro della città. Cioè un programma, un
progetto di città da discutere con l’associazionismo e le forze politiche, i
singoli e gli esperti, per constatare consensi e dissensi. Chi approva il
programma può lavorare alla sua realizzazione. Sempre lineare e logico il Nino
che fu una delle menti del centrosinistra novese. Dietro l’angolo mi pare di
capire ci sia un progetto di lavoro, un’associazione di cervelli trasversali,
un disegno di città nuova idoneo a riportare Novi al centro della scacchiera provinciale.
Guarda dove sono andati a parare, tutti
riuniti da Giannattasio in taverna. E
non è finita. Perché, prima delle conclusioni, attesissimo ospite, ha
bussato all’uscio il dott. Antonio Donà, per anni direttore dell’Ascom,
cervello fine della politica del commercio, attento conoscitore di tutte le
“botteghe” del novese. Stimolato dal
“pizzaiolo”, ha tenuto una vera lezione magistrale sulla crisi del
commercio ovviamente legata a quella della città: ascoltato in religioso
silenzio, interrotto soltanto da complementari proposte utili ad impedire la
morìa di negozi. Presumo che se ne dovrà riparlare. Tanto che Francesco reclama
la sua parte di attenzione nel proporsi come motore di future iniziative. Di
più: anticipa il secondo tempo perché l’autunno incombe. Un’altra fraterna
agape a funghi e castagne. I funghi, in Val Borbera, li troverà Franco Pietro,
detto Fox, la volpe che si prenota per
il prossimo governo della città.
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