domenica 30 gennaio 2011
CITTADINO,UOMO SENZA VOLTO
Cittadino, uomo senza volto!
Umberto Lucia
Il cittadino è colui che è originario, abitante o anche solo residente in uno stato e del quale possiede la cittadinanza avendone i conseguenti diritti e i doveri. Questa definizione ha origine dalle città stato, specialmente a Roma; infatti, chi era cittadino di Roma era tutelato e si considerava protetto e intoccabile in ogni luogo dell'impero e anche nelle città straniere. Essere cittadino di Roma fu considerato, per un lungo periodo storico, un privilegio e l'aspirazione a diventarlo costituì spesso l’oggetto di contese tra Roma e le altre popolazioni italiche.
Il concetto di cittadino è differente da quello di suddito in quanto quest’ultimo si riferisce a colui che è soggetto alla sovranità di uno stato, con la conseguenza che la condizione del suddito implica, di per sé, situazioni giuridiche puramente passive, mentre quella del cittadino implica la titolarità di diritti e altre situazioni giuridiche attive. Quando uno stato riconosce al suddito diritti civili e politici, questo diventa un cittadino. Occorre precisare che nelle monarchie, anche costituzionali e parlamentari, è tradizione riferirsi ai cittadini come sudditi senza per questo implicare l'assenza di diritti civili e politici. Nel significato della società contemporaneo, la cittadinanza è il collettore di una molteplicità di diritti e doveri riferibili ad un individuo in quanto parte di un determinato assetto politico.
Il 26 agosto del 1789 durante la Rivoluzione Francese, basandosi sulla Dichiarazione d'indipendenza americana, veniva approvata la Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen (Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino), atto fondamentale nella storia della libertà e della democrazia in quanto esplicitava una solenne elencazione di diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino. L'impatto di questa elencazione di principi fu innovatore e rivoluzionario allo stesso tempo; infatti, solo sei mesi dopo la presa della Bastiglia e sole tre settimane dopo l'abolizione del feudalesimo, la Dichiarazione attuò uno sconvolgimento radicale della società come mai era avvenuto nei secoli precedenti. La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino non fu, però, un episodio sporadico, ma gran parte del suo contenuto è successivamente confluito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni Unite nel 1948.
La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino si compone di un preambolo e di 17 articoli, che contengono le norme fondamentali che regolano la vita dei cittadini tra di loro e con le istituzioni. Viene dichiarato solennemente il principio di uguaglianza tra tutti gli esseri umani (art. 1); segue l'elencazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell'uomo cui deve essere improntata l'azione delle associazioni politiche (art. 2), che vengono individuati in: libertà della persona, proprietà (art. 17), sicurezza, resistenza all'oppressione. Il fondamento dalla Dichiarazione è il principio di sovranità democratica (art. 3), che prevede che "il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione". Gli articoli 4 e 5 esprimono anche i limiti dei diritti appena elencati, sancendo che l'esercizio di un diritto non può nuocere ad un diritto altrui e che la legge può limitare questi diritti solo nel caso in cui nocciano alla società. Questa fiducia nella bontà della legge manifestata in modo corretta dalla volontà della maggioranza degli eletti nell'organo legislativo rappresentante la volontà generale dei cittadini, rispondeva principalmente all'esigenza di garantire le basi all'ordinamento per il suo buon funzionamento. La parte centrale della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino affronta invece il settore cruciale dei rapporti tra cittadino e stato e recepisce numerosi principi fondamentali del moderno diritto penale, esprimendo il concetto che la legge è l'espressione della volontà generale (art. 6). I successivi articoli 7 e 8 trattano del principio di legalità in materia penale come garanzia per l'irretroattività e la determinatezza della legge penale, sottraendola alle competenze del potere esecutivo ed esprimendo, così, il principio della riserva di legge e sostanziale riconoscimento del principio illuministico della separazione dei poteri (art.16). Infine è stabilito l'altrettanto fondamentale principio della presunzione di innocenza dell'imputato (art. 9). L'art. 13 stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Interessante momento storico!
Una riflessione sull’essere cittadino di uno stato e membro attivo di una nazione. Se non avessi introdotto la data nessuno di noi avrebbe dubitato della descrizione di un testo di diritto contemporaneo. Infatti, i cittadini hanno diritti e doveri, anche se il concetto astratto di cittadino non ha un volto, ma il volto di ognuno di noi. E allora, perché pensare che venga uno “zorro” a ridare ad ognuno di noi i suoi diritti? Ognuno di noi è e deve ricordarsi di essere protagonista della vita politica e sociale con il proprio agire ed operare nella struttura sociale. Il diritto e il dovere di essere uomo etico e morale, uomo sociale, uomo cittadino dovrebbe essere il nostro principio di azione e motore decisionale, sempre e in ogni situazione.
In questo contesto, morale non significa connesso alla moralità, ma al comportamento in relazione al rispetto della dignità di sé e degli altri.
Allora perché continuare ad accettare la disoccupazione, l’aria inquinata, i soprusi culturali di un sistema ormai non più coerente con la Dichiarazione da cui ha origine la nostra concezione di cittadino? Iniziamo noi, per primi, ad agire. Soprattutto nei piccoli centri muoviamo a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici, non entriamo nel centro storico con l’auto, non lordiamo le strade, ricordiamoci di essere concittadini di quegli sconosciuti, senza volto, che incontriamo e, quindi, riconosciamogli un volto, il loro. Scopriamo la condivisione. Solo l’essere solidali aiuterà il nostro stato a tornare un luogo di civiltà e cultura. Smettiamo di seguire passivamente una programmazione televisiva rissosa, non diventiamo ciò che un sistema commerciale vuole che farci diventare. Ricordiamoci che sono i poveri a far diventare ricchi gli abbienti, con le proprie scelte di acquisto. Fermiamoci a riflettere.
L’API vuole che ogni cittadino torni a svolgere il proprio ruolo. Esorto a contattare e supportare il coordinatore provinciale per sottoporre necessità da affrontare con progetti che nascano dalle esigenze locali e non siano calate dall’alto.
Cittadini sì, ma con un volto!
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Ringrazio Umberto Lucia per aver richiamato l'attenzione sulla differenza tra l'essere "cittadino" e l'essere "suddito". Lancio una provocazione quanti di noi si sentono sudditi? quanti hanno la consapevolezza di essere parte di uno "Stato" e di cosa significhi "Stato"? Si passa dall'astratto al concreto a secondo delle nostre esigenze. Sono d'accordo con Umberto Lucia quando dice siamo cittadini quando rispettiamo noi stessi rispettando l'ambiente e le persone che ci circondano; quando, per esempio, pretendiamo che i servizi funzionino ma facciamo di tutto per farli funzionare; quando lottiamo per ottenere i nostri diritti ma siamo pronti anche a mettere in pratica i nostri doveri. Alla luce dele strategie politiche di oggi che Stato è il nostro e che Cittadini siamo noi Italiani? Riflettiamo sul perchè alla TV vogliamo sentire sempre parlare del nostro presidente del consiglio e del perchè non ci aspettiamo di sentire come fare per aiuatre le famiglie con figli o quelle con disoccupati o quelle che vorrebbere portare i prori figli al parco senza stare attenti a dove mettono i piedi?
RispondiEliminaSono d'accordo.
RispondiEliminaE Adesso Cosa facciamo?
Maurizio da San Rocco