Se fosse stato eletto Renzi...
martedì 11 dicembre 2012. Categoria: Bar Sport, Autore: Paolo Donadio
La coincidenza temporale tra gli esiti delle primarie nel PD (2 dicembre) e le mosse di Berlusconi (6 dicembre) è stata sorprendente. Berlusconi ha atteso, paziente, cosa avveniva in casa altrui per definire le proprie chance di ripresa. E l'elezione di Bersani è il risultato che sperava. Ci sono soltanto voluti due - tre giorni per costruire la 'credibilità' dell'annuncio di Berlusconi. E dopo l'elezione di Bersani, era plausibile - e forse prevedibile - il ritorno di Berlusconi. Una tempistica quasi teatrale, nella sua perfezione, per come si sono susseguiti i fatti. Per tale motivo, in virtù della stretta ed evidente correlazione che corre tra i due eventi, proviamo a fare un esercizio di logica e ipotesi, con il rischio di proporre argomenti e ragionamenti che paiono così semplici da essere sensati. Un esercizio con tanti 'se' e qualche 'ma' per tentare di mostrare come, specialmente in questa fase, i sistemi della politica italiana - elettorale, di partito, istituzionale - si spostino e si riassestino, purtroppo, in maniera interdipendente.
Se fosse stato eletto Renzi, Berlusconi non si sarebbe mai sognato di ritornare in campo. Come avrebbe potuto competere, Berlusconi, contro uno come Renzi? Così simile, eppure radicalmente diverso. Come competere contro chi ha preso le distanze dalla socialdemocrazia semplicemente perché non ne ha parlato più? Contro chi sa comunicare come e meglio di lui? Contro chi ha meno della metà dei suoi anni? Contro chi potrebbe surclassarlo in qualsiasi dibattito televisivo? Contro chi rappresenta il centro-sinistra (in Italia, almeno) all'insegna di parole d'ordine quali "comunità, leggerezza, innovazione"? Contro chi risulta talvolta simpatico e un po' guascone, come lui? Contro chi non pronuncia più la parola 'sinistra', e raramente la parola 'destra'? Contro chi non ha neppure il padre comunista? Contro chi dice, senza giri di parole, che vengono prima i programmi e poi, forse, le coalizioni? Berlusconi, semplicemente, contro Renzi non avrebbe rischiato di essere annientato. Contro Bersani, invece, Berlusconi sa di poter risalire la china e riuscire a perdere di misura.
Se fosse stato eletto Renzi, il PDL avrebbe, quindi, tenuto le sue primarie e avrebbe, con buona probabilità, incoronato Alfano leader. Avremmo assistito a un edificante effetto-domino dal PD verso il PDL. Il PDL sarebbe diventato un partito 'normale', europeo, senza più un padre-padrone. Contro Renzi leader, il PDL avrebbe agito - per necessità, più che per virtù - in modo da contrapporre nuove e credibili leve contro i quarantenni dell'altra parte. Avrebbe rottamato i suoi logori colonnelli, così come il PD di Renzi avrebbe rottamato i suoi sempiterni alfieri. Avremmo assistito a uno scontro elettorale tra nuove generazioni che avrebbe aperto la porta della Terza Repubblica, piuttosto che creare le condizioni per la prosecuzione ad libitum dell'infausta Seconda. Le lancette dell'orologio sarebbero state lanciate in avanti, verso una civiltà della cultura politica che non appartiene ancora al nostro Paese. La civiltà del superamento della contrapposizione ideologica posticcia, del vero ricambio generazionale ai vertici di partito, delle regole che mettono fuori dalla stanza dei bottoni la classe dirigente che perde le elezioni o non riesce a contrastare con efficacia il rivale.
Se fosse stato eletto Renzi, la legge elettorale sarebbe cambiata. Avremmo superato il porcellum poiché il porcellum è funzionale soprattutto (ma non solo) agli interessi di Berlusconi. Senza Berlusconi, non avrebbe avuto più senso per il PDL mantenere una legge che consente di infilare in Parlamento quantità industriali di lacchè, inquisiti e donnine in gamba, la cui unica competenza è applaudire e dire sì. Tutti questi personaggi, oggi, da Cosentino in giù, riassaporano invece la possibilità di rientrare in aula dalla porta principale per combattere i pericolosi 'comunisti' che aspirano, di nuovo, al potere. Con un leader più credibile come Alfano (oggi ridotto a fantoccio, né più né meno di un portavoce), la discussione sulla legge elettorale avrebbe avuto toni diversi e non avrebbe rappresentato l'occasione per deprimenti tira e molla, il cui fine pare soltanto quello di prendere tempo onde evitare di decidere. Si sarebbe parlato di partecipazione dei cittadini alla vita politica e di un'estensione delle primarie anche a livello locale per la selezione dei parlamentari. Come norma condivisa di buona politica, e non occasionale strategia del singolo partito. Si sarebbe affermato, una volta e per tutte, un solo principio: mai più un Parlamento di nominati.
Se fosse stato eletto Renzi, il governo Monti sarebbe arrivato senza batticuori a fine mandato, con il sostegno 'responsabile', anche se a denti stretti di PD e PDL. I 'tecnici' avrebbero terminato con relativa tranquillità la legislatura, in quanto non funzionali alla pretestuosa campagna elettorale del centro-destra. E sarebbero usciti di scena con pochi rimpianti, così come non sono esattamente entrati tra folle plaudenti. Con Berlusconi di nuovo in gioco, invece, Monti, Passera & co. diventano utili per costruire una campagna elettorale breve e, si immagina, durissima, incivile come poche, senza esclusione di colpi. Aspettiamoci tanto fango nel ventilatore. Il governo tecnico viene improvvisamente rappresentato da Alfano in Parlamento come il simbolo di una politica disastrosa per il Paese, con il risultato di ricompattare anche l'asse con la Lega. Lasciando proseguire Monti, si sarebbe evitato il brutto colpo di coda della Seconda Repubblica, fatto di ricatti e minacce sulle leggi in calendario. E avremmo archiviato Monti. Invece, in queste condizioni, il Monti sacrificato a destra in nome della campagna elettorale e della risalita nei sondaggi, si ritrova ipso facto nel blocco di centro e centro-sinistra antiberlusconiano. Non sarà facile integrare la 'risorsa' Monti in una compagine di centro-sinistra che schiera, almeno e di sicuro, Vendola e socialisti. Pertanto, Monti potrebbe trasformarsi in un battitore libero a disposizione del centro di Casini, altro che tecnico.
L'esercizio dei 'se' potrebbe continuare, ma… Renzi non è stato eletto, ha vinto Bersani. Una vittoria, la sua, meritata, scontata, anche se non schiacciante. Certo, se avesse vinto Renzi si sarebbero aperti diversi e aspri fronti di guerra all'interno del PD. Ma se pensiamo agli scenari politici nazionali, se pensiamo agli effetti sistemici all'esterno del PD, se pensiamo al nostro Paese in uno scenario politico alternativo e 'de-berlusconizzato', finalmente purificato dalle tossine degli ultimi vent'anni, e se pensiamo al risultato schiacciante che Renzi potrebbe garantire al PD contro Berlusconi, viene da dire: però, che peccato per le primarie…
Paolo Donadio. Ricercatore di Linguistica inglese della Federico II, Napoli. Si occupa dei fenomeni di ibridazione del discorso politico e dell'interazione tra lingua e identità politica (Il partito globale. La nuova lingua del neolaburismo britannico, Franco Angeli
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