Il Che fare di Renzi
martedì 18 dicembre 2012. Categoria: Bar Sport, Autore: Pietro Bussolati
Sono fermamente convinto che il risultato delle scorse elezioni primarie abbia avvicinato il Partito Democratico ai grandi partiti europei di centrosinistra; fino ad allora esistevano componenti liberali di grande spessore culturali ma con un potenziale di consenso ancora inespresso. Matteo Renzi e la sua azione politica hanno comportato due nette novità rispetto al passato.
La prima è che Matteo Renzi si è confrontato in modo aperto e senza reti di salvataggio con tutte le altre componenti del PD, rompendo un patto di sindacato che per anni ha gestito i rapporti di potere e ha gestito in modo coordinato le ultime primarie. La seconda è che si è riusciti a rendere popolari ed elettoralmente efficaci le tesi liberaldemocratiche fino ad oggi relegate al ruolo di animatrici dei think tank del Partito Democratico.
Queste primarie hanno avuto, in qualche modo, l'effetto liberatorio che auspicava Antonio Funicello qualche mese su questa rivista: "e facciamolo questo benedetto congresso…". Oggi il PD è a pieno titolo la casa di chi crede che si possa fare buona politica anche senza finanziamenti pubblici, di chi crede che lo Stato debba essere un autorevole regolatore e non un imprenditore spendaccione e di chi crede che la redistribuzione del reddito e la creazione di pari opportunità non possano che avvenire con il coinvolgimento del terzo settore e della sussidiarietà, facendo emergere dal cono d'ombra il mondo no profit.
Occorre portare queste istanze nei circoli e nelle istituzioni, non per rappresentare una corrente, ma perché a pieno titolo appartengono alla tradizione di un centrosinistra europeo e moderno. Anche in Lombardia é giunto il momento per la concretezza nelle proposte amministrative: parole chiare in termini di vitalizi, trasparenza della pubblica amministrazione e politiche di riduzione del consumo del suolo devono diventare centrali nel lavoro di Umberto Ambrosoli e dei candidati alla Regione.
Per portare avanti tutto questo, l'entusiasmo degli ultimi due mesi non basta. In primo luogo occorre emozionare chi ha partecipato alla sfida delle primarie con l'obiettivo di rinnovare il congresso 2013, invitando i più volenterosi a iscriversi. In secondo luogo dobbiamo dialogare con tutti sui contenuti, indipendentemente dal sostegno al candidato premier alle ultime primarie. Troveremo infatti sulla nostra strada molti che condividono le nostre stesse idee e la voglia di queste istanze di cambiamento. Conserviamo lo spirito aperto che ha contraddistinto questi due mesi. Manteniamo nei comitati lo spirito battagliero che li ha contraddistinti chiedendo però uno sforzo di apertura verso le realtà che le sono più vicine. I comitati, mutato il loro nome in uno che ne contraddistingua il carattere inclusivo e che comporti il superamento della fase delle primarie, dovranno svolgere un ruolo di importanza fondamentale verso i circoli e le strutture del Partito Democratico che hanno dimostrato, nel tempo, di tendere ad una progressiva restaurazione, la loro presenza, la voglia di partecipare, l'azione di critica costringerà il Partito a confrontarsi con un'esigenza di democrazia e libertà di pensiero che potrebbe essere un traino incessante per nuove forme di aggregazione territoriale e azione politica.
Dobbiamo oggi costruire quella casa comune della componente liberal che anima la vita politica di tutti i principali paesi europei, mantenendo in vita i comitati come stimolo e impulso all'interno del Partito Democratico. Quanto creato da Matteo Renzi é un cambiamento epocale nella vita del nostro partito e per questo deve avere la forza per andare avanti con le proprie gambe
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