Bicchielli a l'Espresso: ApI non ha preso soldi da Lusi
«Solo quattro stanze e pure piccole» la descrizione che Pino Bicchielli - segretario amministrativo dell'Alleanza per l'Italia - fa del suo partito è quella di un operoso e modesto formicaio. Lontano dai fasti del Collegio del Nazareno - sede nazionale non solo del Partito Democratico, ma anche de la Margherita – la piccola sede romana del partito di Francesco Rutelli, a Largo di Fontanella Borghese, nelle parole del suo tesoriere è una umile dimora. Bicchielli - giornalista, ex portavoce dell'Unire-Unione Nazionale Incremento Razze Equine, un passato nella Margherita e nell'Udeur di Clemente Mastella - è l'uomo dei conti dell'Api.
Segretario, di cosa vive il vostro partito, viste le sue modeste proporzioni elettorali e la sua recente fondazione?«L'errore che si fa è proprio quello di ritenere l'Api un qualcosa di nuovo, nato dal nulla. Il nostro partito è frutto della trasformazione di altri soggetti politici preesistenti, sicché, alla sua fondazione, poteva già contare su un forte radicamento sul territorio. Ecco perché possiamo contare sostanzialmente sui proventi delle adesioni al partito e sull'impegno dei nostri parlamentari».
Nel bilancio presentato nel giugno 2011, riferito a tutto il 2010 ed agli ultimi mesi del 2009, l'Api dichiara 253.310 euro provenienti dal tesseramento 2010, un tesseramento ingente.«Ogni nostra tessera costa 10 euro e difatti noi abbiamo raccolto 25.331 adesioni. Come dicevo, sul territorio siamo molto forti: ogni nostro parlamentare, una volta passato all'Api, ha portato con sé un "pacchetto" di voti e simpatizzanti».
L'altra voce sostanziosa, nel vostro bilancio, è rappresentata dalle libere contribuzioni provenienti dalle componenti ApI dei Gruppi Misti della Camera e del Senato. Può spiegarci il meccanismo di questi contributi?«Si tratta delle donazioni libere che ogni nostro parlamentare versa al partito, mese dopo mese. E' la consueta "mesata" che i parlamentari d'abitudine versano anche in altri partiti. Nel nostro caso è particolarmente onerosa: il totale è stato di 234.000 euro, i nostri parlamentari sono 13 in tutto, faccia lei i conti...».
Come ha avuto modo l'Api di costituire, inizialmente, la sua componente nel Gruppo Misto alla Camera? E' necessario essere associati ad un simbolo presentato alle elezioni precedenti, l'Api a quale simbolo si è associato?«All'Unione Democratica per i Consumatori».
Cui, difatti, stando allo statuto, l'ApI ha concesso un importo di circa 14.000 euro.«Sì, un contributo all'associazione.»
Una ulteriore fonte di entrata, per l'ApI, sono stati i rimborsi elettorali.«Sì, il nostro partito si è presentato alle elezioni regionali del marzo 2010, pochissimi mesi dopo la sua fondazione - nel novembre 2009, ndr. - e avendo avuto candidati eletti nei consigli regionali della Campania, della Basilicata e delle Marche, ha ricevuto i relativi rimborsi».
Riuscite a sostenere il vostro partito solo con queste entrate?«Questo è un partito che si basa anche sul sacrificio e sul lavoro volontario: abbiamo uno staff leggero, solo due persone assunte a tempo determinato e quattro con contratti a progetto; una sede nazionale piccolissima e molti, molti volontari sul territorio, dove la nostra organizzazione è assai ramificata, specialmente a Roma».
E le feste di partito, come le pagate?«La Festa Nazionale ci è costata 150 mila euro e si è svolta nell'antico borgo di Labro (Rieti) lo scorso settembre. È durata quattro giorni e non è stata una "festa" vera e propria, ma solo un susseguirsi di appuntamenti politici. Per consentire ai giovani militanti di partecipare abbiamo lanciato l'iniziativa "adotta un giovane", pertanto diversi simpatizzanti hanno contribuito versando circa 200 euro per ogni giovane cui si voleva offrire il soggiorno a Labro. E abbiamo organizzato una piccola riffa, una lotteria i cui proventi sono andati alla giovanile del partito».
La Festa romana al Laghetto del quartiere Eur invece?«È stata organizzata dalla sezione romana dell'ApI che, come le dicevo, è molto radicata nella Capitale».
Al di là del clamore recente, riguardando i vecchi bilanci de la Margherita, ad esempio quello del 2007, si nota che esistevano voci in bilancio riguardanti contributi erogati ad altre associazioni politiche, come i Democratici, il Partito Popolare Italiano, Rinnovamento Italiano. Lei sa dirmi se l'Api ha ricevuto simili contributi dalla Margherita?«No, lo escludo ed in ogni caso preferirei non parlare di questo. L'Api è un partito che è nato in seno al Parlamento, come tale si basa in parte sul sacrificio e sulla militanza, in parte sull'impegno preso dai suoi parlamentari».
di Cristina Cucciniello per l'Espresso
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