La
ragione vera della crisi Italiana ed Europea è di natura culturale e trova le
sue radici nella disgregazione della famiglia.
Il
miracolo italiano del dopoguerra è stato reso possibile proprio dai fortissimi
legami che caratterizzavano le famiglie, legami dettati dalla tradizione e anche
imposti da un ferreo credo religioso in grado di influenzare le coscienze ma
anche le Leggi e la politica.
Questo
legame aveva fatto del nucleo famigliare un’entità basata sull’ottimizzazione
delle risorse e sulla mutua assistenza, dove
trovava la sua massima realizzazione il vecchio detto popolare secondo il
quale “l’unione fa la forza”.
All’interno della famiglia si lavorava tutti quanti per il
raggiungimento di un obiettivo comune, ciascuno secondo le proprie possibilità.
Tutte le risorse venivano conferite al Capofamiglia il quale provvedeva alla
loro redistribuzione in funzione delle esigenze primarie secondo un sano
criterio di contenimento degli sprechi. Da qui ha preso origine il risparmio
degli italiani, quella quantità di denaro che i capifamiglia avevano l’abitudine di accantonare per il
futuro e che oggi rende le famiglie italiane le più virtuose del mondo con oltre
8000 miliardi d attivo complessivo depositati nelle banche laddove all’estero
invece si contano i debiti.
Con
l’Unione Europea è accaduto che invece di esportare il nostro modello virtuoso
abbiamo importato quello degli altri e nell’inseguimento della modernità abbiamo intrapreso la strada della
disgregazione della famiglia che tanto era in voga nei Paesi del Nord
Europa.
I
primi segnali si sono avuti con la vogla, poi divenuta pretesa, di indipendenza
dei figli. I figli a carico costavano sempre di più mentre i figli lavoratori
trattenevano interamente per se i propri salari indebolendo la forza finanziaria
della famiglia. La crisi del lavoro ha poi causato forti squilibri all’interno
delle famiglie più numerose, nelle quali i figli che avevano un salario non ne
volevano sapere di dare il loro contributo al mantenimento dei fratelli studenti o nullafacenti obbligando così i
genitori ad indebitarsi per provvedere a loro. Diventa così di moda, quasi
usuale, seguire l’esempio dei fratelli nordici e andare a vivere da soli non
appena raggiunta la maggiore età, ma ovviamente in questo modo si moltiplicano i
costi e viene a mancare quella razionalità nella distribuzione delle risorse che
stava alla base del Risparmio
Separazioni e divorzi poi rappresentano il naturale punto di arrivo
di questo sistema malato, una situazione nella quale una famiglia normalmente
benestante viene frazionata in 2 individui ridotti sull’orlo della povertà e
spesso con dei figli da mantenere.
Tutto
questo, unitamente ad uno Stato inefficiente, sempre più esoso, e a salari
sempre più bassi, ha invertito la tendenza al risparmio delle famiglie italiane
che hanno anzi iniziato ad erodere i capitali accantonati dai padri.
Questo
decadimento culturale (anche se qualcuno
si ostina ancora a vederlo come Progresso) è anche alla radice del malgoverno
Italiano degli ultimi 30 anni. La caduta del sistema Famiglia e il venire meno
della figura del Patriarca, oculato amministratore dal quale dipendeva il
benessere di tutta la piccola comunità ristretta, ha portato intere generazioni
a vivere nell’illusione trascurando quello che era sempre stato il valore
fondamentale trasmesso dai padri: pensare al futuro. Un popolo che non pensa al
futuro non può che essere Governato da politici che non pensano al futuro e ora
che siamo nel futuro subiamo nostro malgrado le conseguenze di un errore
generazionale epocale.
L’influenza nordica purtroppo ha prevalso anche in chiave di Unione
Europea nella quale, all’antico modello
di famiglia italica basato sull’unione solidale, su un certo rigore ma anche su
una equa redistribuzione delle risorse tesa ad un costante sviluppo uniforme del
territorio, si è preferito il modello nordico imperniato sull’esaltazione degli
individualismi e sugli interessi dei singoli a predominare sulla collettività;
valori che oggi fanno dire alla Merkel
“No agli Eurobond”.
In
realtà dietro queste complesse strategie politico finanziarie ci sono anche
altri fattori, non ultimo il desiderio reiterato di qualche personaggio non ben
identificato di mettere le mani sugli 8000 miliardi che ancora rimangono in mano
a quello che resta delle famiglie italiane, ma ritengo plausibile che la
sconfitta del modello sociale italiano del dopoguerra sia una sorta di Peccato
Originale diventato poi il principale innesco della crisi che stiamo
vivendo.
A
fronte di tutto questo è comunque lecito chiedersi perche il modello nordico nel
nord Europa (e in Francia) ha comunque dato origine ad amministrazioni virtuose
mentre in Italia ha causato un disastro amministrativo ed
istituzionale??
La
ragione è insita nella disciplina e nella metodicità che caratterizza da sempre
le popolazioni nordiche ed in genere quelle non latine, una sorta di
disponibilità mentale ad accettare ordine e rigore anche in assenza di una
prospettiva. Gli italici e i latini in genere hanno una mentalità opposta e fino
a quando sapevano di lavorare per crescere e svilupparsi, fino a quando avevano
davanti a loro l’obiettivo concreto di un futuro migliore per se e per i propri
figli, hanno dato il meglio sfruttando doti di cui solo questi popoli
dispongono; quando invece hanno iniziato a vivere alla giornata, a perdere di
vista gli obiettivi è emerso il loro lato peggiore, quello di una popolazione
irriverente, scanzonata, indisciplinata e approfittatrice, una popolazione
disinteressata a tutto ciò che riguarda il bene comune, un bene che questa
generazione non ha guadagnato col sudore della fronte.
Va tuttavia anche ricordato che il virtuosismo nordico è anch’esso
un’illusione perché a fronte di amministrazioni
con bilanci sostenibili ci sono famiglie e privati, contrariamente alle
nostre, fortemente indebitate. In pratica quel debito pubblico che oggi pesa
come una spada di Damocle sull’Italia, in altri paesi europei è fortemente spalmato sulle famiglie, come dire: Nulla si
crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
Per
una vera rinascita europea bisogna innanzitutto tornare a mettere la famiglia al
centro della Politica.
Marco
Corrini
Segretario Portavoce Nazionale di UFI Unione Federalista Italiana
www.unionefederalistaitaliana.com
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