sabato 5 marzo 2011

TERZO POLO

TERZO POLO: RUTELLI, GOVERNO DI LARGA COALIZIONE PER RIFORME (ASCA) - Roma, 4 mar - Esistono ''molte buone ragioni per unire le forze che condividono il dovere storico di uscire da queste crisi nell'unica direzione possibile: un governo di larga coalizione, che faccia riforme indispensabili per l'economia e la salvaguardia della dignita' e dell'efficacia delle istituzioni''. Lo dichiara Francesco Rutelli, leader dell'ApI, in un passaggio di un suo intervento per il periodico Formiche. ''Ad un centro riformatore - sottolinea Rutelli - spetta una funzione-chiave: non di un 'ago della bilancia', oscillante tra le due coalizioni esistenti. Ma di aggregatore delle forze capaci di guidare le riforme: colpire sprechi e spesa improduttiva; liberalizzare e accrescere la produttivita'; riorganizzare le amministrazioni pubbliche, combattere la corruzione e invertire la rotta di un federalismo fatto male; fare davvero i cambiamenti su fisco e giustizia promessi ma non realizzati; mettere a fuoco la forza della cultura, del patrimonio, del paesaggio; mettere in atto un programma nazionale per le opportunita' di lavoro e impresa per le giovani generazioni''. ''Qualche deputato che rema contro, che s'offre e trasmigra altrove puo' farci piu' bene, che male'', osserva il leader di Alleanza per l'Italia. ''Sto lavorando da un anno all'aggregazione del Nuovo Polo con i centristi di Casini e dell'Udc, e con quella parte del centrodestra Fini e i suoi che hanno vissuto il fallimento della 'rivoluzione liberale' dal '94 ad oggi. Ecco la funzione - conclude Rutelli - del Nuovo Polo per l'Italia. Unire, oggi, la minoranza della classe dirigente che ha il coraggio di impegnarsi per le riforme liberali''. com-ceg/mau/ss RIUNIONE FINI-CASINI-RUTELLI A MONTECITORIO BONDI, CASINI INTERVENGA PER FRENARE ANTIBERLUSCONISMO FINI BONDI, CASINI CONVINCA FINI A MANTENERE RESPONSABILITA' RUTELLI, PRESTO COORDINATORE UNICO PARLAMENTO E SIMBOLO IANNACCONE (IR), UFFICIO FINI RIDOTTO A COMITATO ELETTORALE BONDI, FINI E CASINI NON HANNO RISPETTO ISTITUZIONI BONDI, FINI E CASINI NON RISPETTANO ISTITUZIONI RIUNIONE FINI-CASINI-RUTELLI, AVANTI SU COORDINAMENTO BONDI, CASINI E FINI COME FRATELLI-COLTELLI Pie pagina Web Design by Pixell - Copyright - Privacy - Asca S.p.A. P.IVA 01719281006

mercoledì 2 marzo 2011

CROLLO DELLA LEGA NEI SONDAGGI

Federalismo amaro, la Lega crolla. Forum Bossi Nel giorno del tanto atteso (dai padani) via libera al federalismo municipale, con la Camera costretta a votare l'ennesima fiducia al governo per evitare il pericolo dei franchi tiratori, esce un sondaggio che vede un tracollo del consenso del Carroccio. Stando ai numeri della ricerca di Tecnè srl, pubblicati da Affaritaliani.it, il movimento guidato da Umberto Bossi precipita clamorosamente sotto il 9 per cento, attestandosi a fine gennaio all'8,7%. Si tratta di un dato nettamente inferiore al 10,2% delle Europee del 2009. ECCO I DATI DI TUTTI I PARTITI E LA TABELLA

martedì 1 marzo 2011

RIDUCIAMO LE PROVINCIE

Province/ Api: Proponiamo di ridurle a 37, che dice il governo? Lanzillotta: "Basta chiacchiere, si risparmierebbe un miliardo" postato 8 ore fa da TMNews FacebookTwitterWindows Live Stampa ARTICOLI A TEMA * ungheria/ tra le incertezze, destra… * unità italia/ lombardia, al via legge… * biotestamento/ ok commissione camera… * Altri Roma, 1 mar. (TMNews) - Alleanza per l'Italia e gli altri partiti del terzo polo propongono di ridurre a 37 le attuali 110 province, con un risparmio di oltre un miliardo di euro, e incalzano l'esecutivo: "Cosa dice la maggioranza? Cosa dice il ministro Tremonti?", chiede Linda Lanzillotta, mentre alla Camera la Commissione Affari Costituzionali sta discutendo proprio la riforma delle Province. "In alternativa alla loro soppressione - spiega Lanzillotta - il Nuovo Polo ha proposto una riduzione del numero delle Province dalle attuali 110 a 37, che i consigli provinciali siano costituiti da membri dei consigli comunali del territorio provinciale riducendo di circa 4.000 il numero degli eletti e che siano eliminati nelle province soppresse gli uffici dello Stato con un risparmio di più di un miliardo di euro. Cosa dice la maggioranza? Cosa dice il ministro Tremonti? Se si vuole superare la logica dei tagli lineari, se si vuole un federalismo che non comporti solo aumento della tassazione - afferma la deputata dell'Api - bisogna agire sulla spesa a cominciare da quella di una amministrazione locale ormai diventata ipertrofica e inefficiente. Ma, fino ad ora, la Lega ha bloccato qualsiasi tentativo di riforma nel segno dell'efficienza, della semplificazione, della riduzione del peso della politica".

FRANCESCO RUTELLI : COME USCIRE DALLE SECCHE POLITICHE

Un agile vascello per uscire dalle secche 01/03/2011 | Francesco Rutelli Ad un centro riformatore spetta una funzione-chiave: non di "ago della bilancia", oscillante tra le due coalizioni esistenti, ma di aggregatore delle forze capaci di guidare le riforme. Finirà sui libri di storia il voto di 315 deputati che hanno confermato, sì, che il premier italiano era davvero convinto che una belloccia fanciulla marocchina fosse la nipote del raìs egiziano Mubarak e che si trattasse di evitare una crisi internazionale. Quando si dovrà raccontare l´Italia tra primo e secondo decennio dopo il Duemila, gli storici descriveranno la fragilità politica e la stagnazione economica, le fratture territoriali, la crescente emarginazione dai centri di decisione europea e internazionale. Ma, soprattutto, si occuperanno di quello di cui oggi parlano tutti, in ogni conversazione di bar, cena di famiglia, imprecazione o pettegolezzo: di Berlusconi. Ripeteranno la domanda che mi rivolge oggi qualsiasi personalità extra-italiana: perché? Perché, dopo un bilancio tanto fallimentare a seguito di quasi un decennio di governo niente crescita, niente riforme, niente considerazione nel mondo e dopo la caduta nella commediola del gossip, perché non si è formata un´alternativa, tra il 2008 e il 2011? La questione è serissima. E per rispondere, bisogna guardare oltre l´indubbia capacità di combattimento del premier. Una causa è la crisi della sinistra. L´impossibilità, per la sinistra, di costituire un´alternativa. Perché essa non è mai stata in grado di radunare da sola la maggioranza del popolo italiano, neppure quando era fautrice di riforme sociali importanti, e non può certo farlo oggi, quando manca di un pensiero solido, ed è di volta in volta terreno per scorribande minoritarie, che finiscono per ridurla all´impotenza (il giustizialismo politico ed editoriale; la ventata zapaterista della metà del decennio scorso; narrazioni nostalgiche). Una seconda causa è la mancanza di coraggio dei moderati, dei neoborghesi (ovvero, dei piccoli imprenditori autonomi, dei soggetti produttivi e professionali attivi in Italia), dei rappresentanti dell´economia e della finanza, ad impegnarsi per una Terza Via, altra rispetto alla sinistra che non può guidare ed alla destra del populismo mediatico. Quelli che non si accontentino di "tenere la sinistra all´opposizione", avendo considerato Berlusconi, all´inizio, un´opportunità; poi, un male minore; infine, una delusione, che può condurre all´astensione dal voto. Questa doppia crisi è tutt´uno con il fallimento del bipolarismo all´italiana. E con il parossistico tentativo di tenerlo in piedi: perché la sinistra ha bisogno di Berlusconi per esistere. E Berlusconi ha bisogno della sinistra per sopravvivere. Oggi, come in tutta la vicenda moderna dell´Italia, le forze moderate e riformatrici sono in minoranza. Abbiamo imparato, peraltro, che solo nelle stagioni in cui esse hanno tessuto pazientemente, e sono riuscite ad imporsi, si sono determinate svolte creatrici nella vita nazionale. Questa la funzione di Cavour per l´unità, che celebriamo in questi giorni. Questa la ricostruzione del secondo dopoguerra guidata da De Gasperi. Ora, non si vedono grandi leader. Ma molte buone ragioni per unire le forze, giovani e meno giovani, che condividono il dovere storico di uscire da queste crisi nell´unica direzione possibile: un governo di larga coalizione, che faccia riforme indispensabili per l´economia e la salvaguardia della dignità e dell´efficacia delle istituzioni (il bene prezioso della democrazia liberale). Attraverso un riequilibrio politico che non faccia dominare posizioni assurde; come il separatismo leghista nel tempo globalizzato, in cui tutti gli Stati che non vogliano contare ancora di meno tendono, piuttosto, a serrare i ranghi, ad una sintesi di riforme condivise, anziché a localismi e ulteriori antagonismi. Ad un centro riformatore spetta dunque una funzione-chiave: non di un "ago della bilancia", oscillante tra le due coalizioni esistenti. Ma di aggregatore delle forze capaci di guidare le riforme: colpire sprechi e spesa improduttiva, che ancora esistono, per ripristinare l´avanzo primario nei conti pubblici e investire in modo selettivo nei settori capaci di futuro; liberalizzare e accrescere la produttività; riorganizzare le amministrazioni pubbliche, combattere la corruzione e invertire la rotta di un federalismo fatto male, che aumenta le tasse e la complicazione burocratica; fare davvero i cambiamenti su fisco e giustizia promessi ma non realizzati; mettere a fuoco la forza della cultura, del patrimonio, del paesaggio (e farne un vettore della rinascita delle politiche del turismo, il nostro primo settore produttivo); mettere in atto un programma nazionale per le opportunità di lavoro e impresa per le giovani generazioni. Si potrà poi creare una rinnovata democrazia dell´alternanza: con una legge elettorale che non porti a dipendere dalle forze estreme, che in tutta Europa fanno il loro dovere all´opposizione, mentre solo in Italia sono determinanti per ogni governo. Ecco la funzione del Nuovo Polo per l´Italia. Unire, oggi, la minoranza della classe dirigente che ha il coraggio di impegnarsi per le riforme liberali. Noi abbiamo costituito un agile vascello, Alleanza per l´Italia, che sta dimostrandosi molto più solido politicamente, e anche sul piano organizzativo delle attese. Io intendo concorrere a questa navigazione avendo sviluppato un´esperienza precisa: ho tentato di dare un baricentro democratico-riformatore al centrosinistra; abbiamo raccolto tra i 4 e i 5 milioni di voti su questo tentativo (la Margherita); ho concorso alla nascita del Pd perché lo consolidasse, nell´incontro con il riformismo della sinistra democratica. Ma la gramigna del XX secolo ha soffocato l´erba nuova. Sto lavorando da un anno all´aggregazione del Nuovo Polo con i centristi di Casini e dell´Udc, e con quella parte del centrodestra Fini e i suoi che hanno vissuto il fallimento della "rivoluzione liberale" dal '94 ad oggi. Qualche deputato che rema contro, che s´offre e trasmigra altrove può farci più bene, che male. wPerché la nostra è un´impresa per persone che ci credono, che non sono animate da rancore, che hanno capito i guasti del tempo. Non per dignitari dell´Ancien régime, quelli per i quali Talleyrand aveva scolpito il celebre "Non hanno imparato nulla, non hanno dimenticato nulla". Crescerà, questa nostra impresa. Se avremo determinazione, capacità di lavoro comune, respiro strategico.

PROFONDA COMMOZIONE PER IL DOLORE DELLA FAMIGLIA RANZANI PER LA PERDITA DI MASSIMO. AI FERITI GLI AUGURI DI UNA SOLLECITA GUARIGIONE . SIETE IL NOSTRO ORGOGLIO

“Esprimo la mia profonda commozione e la mia vicinanza più sincera al dolore della famiglia del giovane tenente Massimo Ranzani vittima di un vile attentato”. Con queste parole l’On. Vincenzo Iovine, Capo Delegazione di Alleanza per l’Italia al Parlamento europeo, ha commentato la notizia della morte del giovane tenente del 5° Reggimento Alpini di Vipiteno ed il ferimento di altri quattro soldati. “Ai commilitoni rimasti feriti va la mia solidarietà ed un augurio di una pronta e piena guarigione.” “Siamo vicini e siamo grati – ha proseguito l’On. Iovine - ai nostri ragazzi delle Forze Armate impegnati in scenari internazionali complessi come l’Afghanistan. Pur tuttavia, il tributo di sangue assai elevato che sta pagando il nostro Paese ci spinge a riflettere. Quante altre giovani vite dovremmo ancora piangere? Non possiamo non interrogarci – ha concluso l’eurodeputato - sui tempi di conclusione della nostra missione in rapporto alla reale capacità da parte dell’esercito afgano di prendere in mano le redini della sicurezza del Paese, vero e proprio snodo cruciale della nostra missione.”SIAMO

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