sabato 9 giugno 2012

Roma/Comune: Milana (Api), da 'La Repubblica' ipotesi fantasiose

Roma/Comune: Milana (Api), da 'La Repubblica' ipotesi fantasiose

08 Giugno 2012 - 13:18

(ASCA) - Roma, 8 giu - ''Le conclusioni giornalistiche riportate dal quotidiano ''La Repubblica', in un articolo a firma di Giovanna Vitale, sono fantasiose e per quel che mi riguarda prive di fondamento''.

Lo dichiara, in una nota, Riccardo Milana, senatore romano di Alleanza per l'Italia.

''Mi dispiace - prosegue l'esponente di Alleanza per l'Italia - che per sapere quello che penso o quello che faccio si siano scelte strade tortuose e probabilmente interessate a creare confusione, senza interpellare il sottoscritto e attribuendomi ambigui percorsi politici lontanissimi dal mio modo di pensare e di agire. Voglio tranquillizzare la giornalista confermando, a lei e a chiunque altro, che considero conclusa la stagione del bipolarismo muscolare e che continuo a lavorare per la creazione di una vasta area moderata e riformista che possa indicare al Paese una strada per uscire dalla grave crisi nella quale il bipolarismo stesso lo ha fatto precipitare''.

''Per questo motivo ho aderito all'Api e credo che le ragioni politiche alla base di questa scelta siano piu' che mai valide. Pare inoltre meschino il tentativo di mettere in connessione il mio operato con la scelta di Patrizia Prestipino, soprattutto in relazione al rispetto che ho sempre avuto per le sue autonome posizioni, anche quando divergono dalle mie come in questo caso. Mi rammarica - conclude Milana - che una bravissima professionista non abbia valutato l'originalita', la capacita' e soprattutto l'indipendenza con la quale Patrizia Prestipino ha caratterizzato il suo percorso politico''.

com

Api: l'ex sottosegretario Vernetti lascia il movimento di Rutelli

08 Giugno 2012 - 18:15

(ASCA) - Roma, 8 giu - Gianni Vernetti, deputato torinese e gia' sottosegretario agli Esteri, ha annunciato oggi la sua uscita dal gruppo di Api e l'adesione al gruppo Misto della Camera. ''Quando poco piu' di due anni fa decidemmo di dare vita ad Alleanza per l'Italia - dichiara in un comunicato - avevamo in mente un disegno innovativo con l'ambizione di essere, anziche' un partito in piu', il nucleo promotore di un'ampia e coerente aggregazione democratica, liberale, popolare, riformatrice. Molte delle ragioni per le quali demmo vita alla nostra iniziativa politica, ebbero un rapido riscontro: la crisi del bipolarismo e la necessita' di una risposta unitaria alla crisi economica con la nascita del governo Monti, rappresentarono una conferma delle nostre intuizioni'', aggiunge Vernetti.

Conclude l'ex sottosegretario: ''A quelle giuste intuizioni non ha fatto seguito pero' un coerente disegno di costruzione di un nuovo Polo della politica italiana e il progetto del Terzo polo non e' mai decollato. Sono pero' profondamente convinto che vi sia nel paese ancora un grande spazio politico per una proposta liberal-democratica che sappia proporre un'agenda per la crescita, innovare le forme della politica, proporre anche nuove leadership. A cio' dedichero' il mio lavoro nei prossimi mesi dentro e fuori il Parlamento. Continuero' a sostenere con convinzione l'esecutivo guidato da Mario Monti''.

com-gar/sam/rob



Rai, Milana: «Apprezzamento per nomine di altissimo profilo»
Venerdì 08 Giugno 2012 21:23
«Ora Vigilanza scelga per cda personalità di provata esperienza»
«Esprimo grande apprezzamento per le nomine fatte dal Governo ai vertici della Rai. Si tratta di due nomi di altissimo profilo, sganciati da qualsiasi logica spartitoria». Lo dichiara, in una nota, il senatore di Alleanza per l`Italia, Riccardo Milana, membro della commissione di Vigilanza Rai. «Bene ha fatto il Presidente Monti ad operare queste scelte, a garanzia dell`equilibrio e dell`indipendenza dell`azienda. Spetterà ora alla Commissione di Vigilanza, a mio avviso - aggiunge Milana - il compito di scegliere per il Consiglio d`amministrazione della Rai personalità con spiccate capacità professionali, con provata esperienza nel mondo della comunicazione, della cultura, dell`informazione e del prodotto radio-televisivo».

venerdì 8 giugno 2012

L’intervento del sen. Francesco Rutelli in Senato sulla conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica
Signora Presidente, noi voteremo favorevolmente su questo provvedimento, che rappresenta tuttavia l'occasione per fare il punto sullo stato dell'attività del Governo, non perché sia un provvedimento risolutivo. Sono d'accordo con le cose che ha appena detto il collega Fleres, da molti punti di vista, e condivido anche alcune delle considerazioni fatte precedentemente dal collega Mascitelli dell'IdV. Ovvero: se in contemporanea noi esaminiamo una prospettiva di revisione della spesa e proiettiamo un'ulteriore crescita della spesa, c'è qualcosa che non torna. Questa è la riflessione che vorrei assumere dall'intervento citato del collega dell'IdV.
Però vorrei far presente ai rappresentanti del Governo e ai colleghi in quest'Aula che questo provvedimento, che ovviamente noi votiamo, perché rappresenta un punto di progresso importante rispetto alla verifica, al controllo e al potenziale ridimensionamento della spesa, se fosse stato approvato ad esempio nel 2009, sarebbe stato perfetto. Ma l'approvazione di questo provvedimento oggi, giugno 2012, ci fa comprendere, colleghi, l'enorme rischio che stiamo vivendo.
Il Governo ha avuto un mandato di fiducia dal parte del Parlamento e noi gliela rinnoviamo. Ha avuto un vasto mandato di fiducia da parte degli italiani, che ovviamente può infrangersi a causa delle enormi difficoltà sociali, della percezione dell'arrivo delle tasse, della gravità della situazione sociale, della crescita della disoccupazione e della criticità del contesto internazionale, che anche le persone meno avvertite colgono e capiscono. Mi riferisco alle persone meno avvertite di temi economici e di cosa significhino gli argomenti di cui stanno parlando in queste ore i "grandi della terra", cioè i rappresentanti delle grandi nazioni.
È evidente che il Presidente degli Stati Uniti sa che la mancata crescita in Europa e dunque la crisi per lo sbocco delle produzioni del suo Paese nel vecchio continente può diventare una delle condizioni decisive, se non la condizione decisiva, che renderà difficile la sua rielezione. Sappiamo però che la situazione in Europa non riguarda le preoccupazioni di Obama, ma riguarda il fatto che l'Europa si trova di fronte ad un bivio, signora Presidente, che fu ben rappresentato due settimane fa da un settimanale politico-economico con un cartello stradale. L'"Economist" ha fatto la sua copertina con un cartello che indicava da una parte «superstato europeo» e dall'altra «crollo dell'Europa» e poneva l'interrogativo: «C'è una alternativa?». Seppur non ci piaccia la definizione di «superstato europeo», che è tipica della cultura anglosassone, noi, che siamo europeisti per il processo d'integrazione europea, siamo consapevoli che tale processo o trova nel giro di pochi giorni e di poche settimane - come tutti sono consapevoli, almeno nel dire - un'accelerazione formidabile in termini di responsabilità della guida dell'economia e di comunitarizzazione della guida dell'economia oppure la tragedia finanziaria diventerà tragedia economica e tragedia sociale e non lascerà vie d'uscita, a partire dal nostro Paese.
Il Governo Monti cosa ha fatto? Lo dico ai Sottosegretari qui presenti. Il Governo Monti aveva un mandato preciso: in primo luogo doveva recuperare credibilità, in secondo luogo intervenire sull'equilibrio di finanza pubblica e in terzo luogo riavviare il sentiero della crescita. La credibilità indubbiamente c'è, ma sappiamo che non è sufficiente.
Se ne trova una sintesi nel fatto che l'Italia era immotivatamente - con l'indicatore comunemente riconosciuto dello spread, cioè del differenziale tra i rendimenti dei buoni del Tesoro a lungo termine tedeschi e gli analoghi buoni del Tesoro italiani - in una posizione singolarmente sotto di 100 punti lo spread spagnolo. Oggi questo rapporto si è invertito, la differenza è di circa 80 punti a svantaggio dei bonos spagnoli, ma questo non significa che l'Italia, uscita dalla condizione di potenziale successivo birillo da buttare giù dopo la Grecia, in uno scenario distruttivo della tenuta dell'euro e della stessa Unione europea, sia al sicuro. Il motivo è semplice: siamo tornati ­ passatemi l'espressione ­ on board, assieme agli altri Paesi, in una condizione di corresponsabilità e sappiamo che non sarà l'Italia a determinare il tracollo, ma sappiamo anche che o ci sarà una via di uscita europea o, nel giro di poche settimane, vi sarà un tracollo che naturalmente coinvolgerà anche l'Italia.
Il Governo ha restituito credibilità nel dialogo europeo e ha fatto quello che poteva sul piano dell'equilibrio dei conti pubblici, ma purtroppo ha fatto molto di più sul lato delle entrate, e lo dimostra, ahimè, la vicenda dell'IVA. È infatti possibile che se la spending review, affidata al dottor Bondi, non sortirà gli effetti immediati - o anche se li sortisse - ci troveremmo e vi trovereste nella necessità di confermare l'aumento dell'IVA, pernicioso per le condizioni delle imprese, delle famiglie e dell'economia italiana. Ci troviamo con uno sbilanciamento drammatico sul lato delle tasse che incide inevitabilmente, malgrado ciò, sulle entrate, come abbiamo visto dai dati recenti che registrano diminuzioni delle entrate proprio perché sta calando la base produttiva della ricchezza del nostro Paese e non cala invece la spesa. Il punto politico, signori del Governo, è questo. È evidente che la spending review, che è perfetta se la datiamo 2009, è assolutamente inadeguata datata giugno 2012; è un adempimento che facciamo doverosamente e anche convintamente, ma non basta, non serve se non ci rendiamo conto di un punto, sul quale vorrei terminare.
L'Italia, colleghi, ha conosciuto una doppia devoluzione negli ultimi vent'anni: una devoluzione verso la competenza europea e i poteri europei, e una devoluzione verso il basso, verso le Regioni. Lo Stato ha perso poteri attribuendoli all'Unione europea, in virtù degli accordi che abbiamo liberamente sottoscritto, e contemporaneamente ha attribuito alle Regioni una parte crescente della propria capacità di spesa. La spesa delle Regioni è fuori controllo. In quest'Aula il nostro Gruppo, per iniziativa del senatore Baldassarri, ha proposto a più riprese un'effettiva, non revisione, ma riduzione della spesa, e l'ha proposta con speciale riferimento a quelle aree di spreco totalmente fuori controllo che toccano la sanità, i contributi alle imprese, la formazione e altri settori di spesa legati all'attività delle Regioni. Colleghi, il tema di fondo, alla fine, è semplicemente questo: può permettersi l'Italia di continuare ad avere una doppia devoluzione, quella inevitabile, non verso il super-Stato europeo, come si dice, ma verso una responsabilità europea dell'equilibrio dei conti di tutti i Paesi membri dell'area euro, incluso il nostro, e contemporaneamente una devoluzione verso le Regioni che vanno fuori controllo? Ma lo sappiamo, colleghi, che la crisi greca ha portato a sopprimere le competenze autonome degli enti territoriali, nell'impossibilità di metterli sotto controllo?
E sappiamo che la stessa identica problematica oggi si sta verificando in Spagna, dove le regioni autonome sono fuori controllo e lo Stato, con problematiche culturali e istituzionali fondamentali (pensiamo al rapporto con la Catalogna e i Paesi Baschi), deve rimettere ordine nei conti fuori controllo. E noi pensiamo di poter continuare con la doppia devoluzione?
Essa, signora Presidente, è intrinsecamente contraddittoria: quella verso l'Europa è indispensabile, quella verso le Regioni ha finito il suo tempo. Per questo motivo la nostra votazione sarà favorevole al provvedimento in esame, ma nella consapevolezza che esso, purtroppo, rappresenta non una goccia nel mare ma una girata di rubinetto in un momento in cui sta arrivando un uragano di proporzioni straordinarie. A questo uragano dobbiamo dedicare un'attenzione convergente in ordine alle decisioni da prendere sul taglio della spesa. Infatti, poiché la crescita non è all'orizzonte e il livello delle tasse è ormai insostenibile, si deve fare in modo, nell'ultimo anno di vita del Governo, che quella esistente diventi una consapevole maggioranza politica oppure sarà l'accompagnatrice di una crisi irreversibile per il nostro Paese.

Ricerca

Banner
Banner

API giovani

Banner

Video

Blogroll

  •  Siti istituzionali
  •  Siti personali
  •  ApI sul territorio
  •  Altri siti
Abbiamo trasmesso al Presidente del Consiglio, in vista del decreto sullo sviluppo economico, una nostra proposta innovativa, una Strategia nazionale per l'efficienza energetica, a partire dall'edilizia, che può aprire strade nuove per l'economia, l'ambiente, l'occupazione. Proponiamo la trasformazione energetica ed ecologica, e la sicurezza del patrimonio abitativo come prima azione strategica di una nuova fase di crescita basata sulla green economy.
· ·

mercoledì 6 giugno 2012

Corte Conti: «Pisicchio: «Riflessione imprescindibile»

«L'allarme lanciato quest'oggi dalla Corte dei Conti sull'assenza di crescita dell'economia e sul rischio di un avvitamento dell'economia, senza orizzonti, deve rappresentare un elemento di riflessione imprescindibile per la politica». Lo dichiara Pino Pisicchio, capogruppo di ApI alla Camera. «Se anche la Corte dei Conti - osserva - nel suo rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica, dichiara che non è più possibile agire per il recupero delle risorse con una leva fiscale diventata ormai insopportabile, perché se non c'è incremento della ricchezza non èneanche possibile raggiungere gli obiettivi di recupero delle risorse con il gettito fiscale, vuol dire davvero che diventa oggi necessario correggere qualcosa nella pur giusta azione di governo».

«Condividiamo le indicazioni che il presidente Giampaolino pone sulla necessitàdi agire sulle dismissioni del patrimonio pubblico e sull'incremento della lotta all'evasione fiscale» prosegue Pisicchio. Insieme a queste due leve e a quelle di una sana spending review, occorrerà aprire le porte ad una nuova stagione di solidarietà, perché questo paese ha bisogno di rimettersi in corso senza lasciare nessuno per strada», conclude l'esponente di Alleanza per l'Italia.

martedì 5 giugno 2012

Il parlamentare centrista abbandona l'arnia rutelliana per mettersi in proprio. Una pattuglia di amministratori locali è pronta a seguirlo e lui guarda con insistenza a Montezemolo

AU REVOIR Gianni Vernetti
La battuta, per quanto scontata, circola nei palazzi romani: “con Api non si vola più”. Semmai qualcuno, a parte il Capo, abbia mai preso quota. Questa mattina Gianni Vernetti annuncia il divorzio da Alleanza per l’Italia, isoletta dell’arcipelago terzopolista, nata da una costola del Pd su iniziativa di uno dei due cofondatori, Francesco Rutelli. Dopo Linda Lanzillotta, che ha dato il benservito all’ex leader della Margherita attraverso le colonne del Corsera, anche il suo luogotenente piemontese abbandona l’arnia neo centrista.

E’ l’ennesimo cambio di pelle per questo enfant prodige della politica subalpina, figlio di una nota esponente socialista, da poco scomparsa, che dopo la militanza giovanile nella sinistra extraparlamentare (Lotta continua) è stato tra i promotori delle liste Verdi, in rappresentanza delle quali ha fatto parte della giunta Castellani, dal 1993 al 1999. Di lì l’approdo nella Margherita e il tandem fino a ieri inossidabile con l’ex sindaco di Roma, che lo ha portato a ricoprire il prestigioso incarico di sottosegretario agli Esteri nel secondo governo Prodi e con esso a diventare il Kissinger della Crocetta, come scherzosamente lo chiamano gli amici, per la sua passione di disegnare improbabili scenari geopolitici.

E’ stato tra i fondatori del Pd nel 2007 e tra i primi ad abbandonarlo due anni dopo per assecondare la rupture rutelliana. Una lenta conversione verso posizioni liberali, che potrebbe proseguire se venissero confermate le voci secondo le quali il suo prossimo approdo sarà nella nascente creatura di Luca Cordero di Montezemolo, dove ha già un avamposto rappresentato dall’ex amministratore delegato di Environment Park, Alessandro Battaglino, oltre all’europarlamentare Gianluca Susta, con il quale condivideva la militanza nell’area rutelliana all’interno della Margherita.

Rebuffoni: «Lanzillotta sbaglia. ApI non partito personalistico, ma di persone perbene»

«Sorprende leggere che l'on. Linda Lanzillotta, una delle fondatrici di ApI, oggi lo definisca un partito personalistico e senza progetto, come se fosse stata altrove in questi tre anni. La sua è una decisione solitaria, in cui prevalgono le problematiche connesse ai suoi assai scarsi legami col territorio. E soprattutto una scelta questa sì personalistica di lasciare il partito proprio quando dentro Alleanza per l'Italia si è aperto un confronto e una discussione plurale su un orizzonte futuro più ampio». Lo afferma Margherita Rebuffoni, coordinatrice ApI delle regioni del Nord. «L'on. Lanzillotta lascia ApI. Ci spiace certo, ma ce ne faremo una ragione», prosegue. Proprio perché non siamo affatto un partito personalistico, in ApI tutti sono necessari, ma nessuno è indispensabile», rileva la Rebuffoni.
«ApI - aggiunge - è un partito piccolo, fatto di gente perbene, che ha aggregato e fatto crescere tante persone nuove e tanti amministratori provenienti proprio da quella società civile a cui tutti oggi hanno deciso di guardare. Ed è con questo spirito e con questi principi che continueremo a lavorare al nostro progetto. Un progetto che per primo ha dato l'avvio alla discontinuità che ha portato al governo Monti e a cambiare gli scenari politici fallimentari degli ultimi 20 anni e a cui continueremo a lavorare in modo leale e costruttivo grazie al grande capitale umano, la nostra risorsa più preziosa, che ApI ha riunito intorno a se'. Mi spiace anche che l'on. Lanzillotta si sia presa la libertà di interpretare il pensiero di Bruno Tabacci che, nel pieno dello spirito di Parma, traguarda la presenza di Api all'interno di una formazione politica più ampia che raccolga al suo interno, nelle forme e i modi che si stabiliranno, le migliori risorse del Paese».

Archivio blog