venerdì 8 marzo 2013


giovedì 7 marzo 2013
Il Movimento 5 Stelle cresce ancora di 3 punti e supera il centrodestra!

Il risultato delle elezioni politiche 2013 ha sorpreso tutto il mondo e i cittadini italiani creando scompiglio all’interno del governo. Il PD ha proposto una sorta di intesa con il M5S, ma quest’ultimo l’ha respinta. IlPdl invece ha proposto un governo di unità nazionale con il Pd ma anche qua Bersani lo ha subito escluso.

L’ipotesi di tornare alle elezioni sarebbe l’unico sbocco risolutivo ma anche qua Pd e Pdl hanno respinto. L’unico favorevole al ritorno alle urne è Beppe Grillo convinto secondo lui che se si tornasse a votare il suo partito punterebbe a un successo ancora maggiore , che mandi a casa le forze politiche tradizionali e apra le prospettive a un nuovo governo guidato dal M5S.
Secondo alcuni studi sulle intenzioni di voto condotte negli ultimi giorni, cresce del 3% il numero degli elettori che hanno dichiarato di voler optare per il partito di Grillo, che lo porta a sfiorare il 29%.

Arriva il M5S in Parlamento: ecco i privilegi già spariti
Cominciano a sparire i primi privilegi e le targhe discriminanti al Parlamento. Alla Camera dei deputati, nonostante ci sia ancora qualche buontempone oppositore, grazie all’ingresso delMovimento 5 Stelle è già sparita la targhetta in ottone che precisava come il luogo fosse off limits ai comuni mortali. All’ufficio delle poste interno è già stata tolta anche l’insegna che ammoniva a dare la precedenza agli onorevoli deputati. Novità anche sull’abbigliamento dei deputati: non più l’obbligo di vestire con giacca a cravatta, ma la possibilità di entrare con abiti casual. Emilio Colombo, parlamentare di 93 anni che presiederà la prima seduta a Palazzo Madama ha però ammonito: “Se i senatori del Movimento 5 Stelle si presentano senza giacca e cravatta io non li faccio entrare in Aula”. Sparite anche le aule di “riposo per i deputati”, non esistono in nessun altro posto di lavoro in Italia. Nelle buvette sono spariti anche vini pregiati e cioccolate di grandi marchi.l
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Dopo il ritratto scritto nel 2008 per il New Yorker il giornalista Tom Mueller torna a occuparsi di Beppe Grillo. “È difficile conoscere la vera storia di Grillo”, scrive Mueller, “Perché la stampa italiana, sia quella liberale che quella conservatrice, è ostile al comico genovese. Grillo chiede di mettere fine al controllo della politica sui mezzi d’informazione italiani e questo potrebbe spiegare questo atteggiamento”, afferma Mueller.
“La vecchia guardia politica parla di Grillo come di un demagogo di destra, oppure come di un anarchico/sabotatore/oppositore che non ha un progetto per l’Italia, come un narcisista alla mercé del culto della personalità o come il burattino in mano a qualche minaccioso burattinaio. Questa ostilità potrebbe avere a che fare con le promesse di Grillo di ‘mandare a casa l’intera classe politica’, la più radicata e arrivista d’Europa, che lui accusa essere la causa della frattura sociale ed economica italiana”, continua il giornalista.
“Ho passato del tempo con Grillo e penso che Peer Steinbrück, che lo ha definito ‘clown’, e gli altri politici in Italia e all’estero non lo hanno capito. È un personaggio divertente, ma è anche un riflessivo e un po’ accademico. La sua biblioteca è piena di libri sottolineati che parlano di economia, energia rinnovabile e salute pubblica. Grillo ha discusso delle sue idee con gli autori di quei libri, premi Nobel come Joseph Stiglitz, Muhammad Yunus, Lester Brown e Dario Fo”.
“Se voler demolire e ricostruire il sistema politico dell’Italia fa di qualcuno un radicale, allora Grillo lo è. Anche se il suo radicalismo è metodico”, afferma Mueller. “Se Occupy Wall street avesse prodotto un leader con una visione a lungo termine e un manifesto con obiettivi concreti sarebbe stato simile a quello dell’M5s”.
L’articolo del New Yorker: “What Beppe Grillo wants”.
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Monte dei Paschi di Siena, muore suicida David Rossi, l’ex portavoce di Mussari Travolto dalla paura di una nuova Mani Pulite

David Rossi, il 51enne capo dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena e fedelissimo dell’ex presidente della banca, Giuseppe Mussari, si è suicidato mercoledì sera gettandosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni. Il 118 è intervenuto sul posto dopo aver ricevuto una chiamata alle 20.43, ma non c’è stato più niente da fare. L’ufficio, ora sotto sequestro, è stato trovato aperto, il computer acceso e la giacca sulla sedia.






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ROMA – Nascita e scomparsa in meno di due anni. Un flop politico ed elettorale targato Gianfranco Fini. Lo schiaffo elettorale di ‘Futuro e Libertà per l’Italia’ chiude, dopo appena due anni dalla sua nascita, l’esperienza parlamentare della ‘nuova’ destra di Fini che, pur non sciogliendosi, di fatto chiude i battenti in attesa di un azzeramento dei vertici e una ripartenza. Magari sotto altro simbolo e nome.

- FLI nasce come partito a Milano il 13 febbraio del 2011 dopo la frattura consumata tra finiani e Pdl alla Direzione nazionale del 22 aprile 2010 con l’ormai celebre frase di Fini a Berlusconi ‘Che fai? Mi cacci?’.

- il primo atto ufficiale si registra però il 30 luglio 2010, quando 33 deputati formano un nuovo gruppo alla Camera, seguiti il 2 agosto da un gruppo al Senato.

- Ad ottobre 2010, Fini, alla festa del Tricolore di Mirabello, suggella il divorzio da Berlusconi denunciando la persecuzione del dissenso nel Pdl che aveva deferito ai probiviri i suoi ‘luogotenenti’ Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio ‘scomunicando’ lo stesso Presidente della Camera. Il 29 settembre, tuttavia, i finiani votano la fiducia al governo Berlusconi in difficoltà nell’aula di Montecitorio.

- Sarà a Bastia Umbra che Fini al primo meet-up di Fli

- il 6 e 7 novembre 2010 – annuncia il ritiro della ‘sua’ delegazione dal governo. Chiede le dimissioni del premier e un nuovo esecutivo che arrivi alla fine della legislatura includendo l’Udc.

- Il 15 dicembre Fli aderisce al Nuovo Polo per l’Italia, coalizione che ha creato con l’Unione di Centro, Alleanza per l’Italia, il Movimento per le Autonomie ed alcuni esponenti liberali e repubblicani dando vita all’area dei ‘responsabili’.

- L’approdo successivo è nella coalizione Con Monti per l’Italia in vista delle elezioni politiche 2013. Fli presenta liste autonome alla Camera con capolista Fini in tutte le circoscrizioni, in coalizione con la lista di Scelta Civica e dell’Udc; al Senato, e nella Circoscrizione Estero sia alla Camera che al Senato, il partito di Fini invece presenta i propri candidati all’interno della lista unica Con Monti per l’Italia.

L’abbraccio con l’ex rettore della Bocconi è però fatale: Fli fallisce ogni quorum e lo stesso Fini rimane fuori dal Parlamento per la prima volta dopo quasi trent’anni di presenza ininterrotta. L’unico eletto è Mario Caruso, nella Circoscrizione Estero della Camera nella lista unica Con Monti per l’Italia. Al Senato sono eletti due senatori nella lista Con Monti per l’Italia: Benedetto Della Vedova in Lombardia e Aldo Di Biagio nella Circoscrizione Estero.



Rutelli in città per chiedere al sindaco la testa dell’assessore al Sociale Patrizia De Michelis

Avezzano. In città arriva Rutelli a chiedere la testa dell’assessore Patrizia De Michelis che avrebbe preso le distanze dall’Api. A chiedere il siluramento dell’esponente al Sociale della giunta Di Pangrazio anche esponenti locali del partito che fa capo all’ex leader della Margherita che non si sentono più rappresentati. Rutelli ha incontrato il sindaco Gianni Di Pangrazio in Comune. Ora il primo cittadino si starebbe accingendo a sostituire la De Michelis come avvenuto per la preside Marina Novelli, sostituita da Gino Di Cicco, e Cesidio Pulsoni da Roberto Verdecchia. Le deleghe in gioco sono quelle alla Sicurezza sociale, alle pari opportunità, alle politiche della famiglia, stranieri e nomadi. Patrizia De MicelisLa presa di posizione di Rutelli sarebbe avvenuta dopo il cambio di casacca del consigliere regionale Gino Milano, ex Api candidato alle politiche del 24 e 25 febbraio con il Centro democratico. Il gruppo dell’Alleanza per l’Italia ha così richiesto l’assessorato. Tra i nomi in ballo per sostituire la De Michelis, ci sarebbe Francesco Paciotti, ex Udc, attuale consigliere dell’Api e al suo posto in consiglio potrebbe arrivare Ignazio Iucci, ex consigliere dell’Udc e oggi di Alleanza per l’Italia.

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lunedì 4 marzo 2013

RIFORMA ELETTORALE? NON Ci FACCIAMO PRENDERE IN GIRO. ECCO I FATTI.

Tutti dicono che di fronte alla tempesta perfetta delle elezioni (mio copyright, v. art su Europa del 22/2), ci sarebbe una sola cosa da fare: tornare al voto dopo aver cambiato la legge elettorale. Ma si potrà fare? Ecco alcuni punti di verità.
1.il Porcellum fu votato da Forza Italia, AN, Lega, UdC. Alcuni tra quanti lo hanno votato o appoggiato fanno parte della coalizione Monti. Inoltre, tutti sanno che il PD - pur non avendo i numeri per modificarlo, aveva i numeri per far saltare qualunque provvedimento e dunque di condizionare sulla legge elettorale ogni passaggio - nell'ultima Legislatura si e' ben adattato al suo mantenimento, convinto com'era di vincere e incassare il super- premio di maggioranza alla Camera.
2. Ho fatto parte del Comitato Ristretto del Senato (1aComm) che ha affrontato la riforma elettorale. Ed anche i ddl per la Costituente (tra cui il mio), che sono stati boicottati dai dipietristi e avversati apertamente in Aula dal PD (scelta assurda, perché questa Legislatura nata morta avrebbe avuto invece qualcosa di utile da fare!). Sulla legge elettorale, ho combattuto contro il premio in seggi al 1o partito: ipotesi totalitaria, più che antidemocratica (en passant, con il 25% dei voti, Grillo avrebbe avuto il 55% dei seggi! Io avevo fatto, ed e' a verbale, anche questo pronostico). Ho anche FATTO APPROVARE il mio emendamento perché il premio vada solo a chi raccolga almeno il 40-42% dei voti. Poi tutto e' saltato. Ma - si converrà - che la coalizione Bersani canti vittoria col voto del 29% degli italiani e' surreale, non meno che se avesse vinto Berlusconi (cui e' mancato un 0,4% scarso!). Senza dimenticare che non si tratta del 29% degli italiani, ma del 75% degli elettori (cui detrarre schede bianche e nulle...).
3. Dunque, tra quanti parlano oggi di "riformare la legge elettorale e tornare al voto" ci sono praticamente tutti i killer della riforma. Con la pistola fumante in mano, perché ha sparato poche settimane fa.
4. Vogliamo mettere in fila le soluzioni per riformare la legge elettorale? Per me, sono solo due: il sistema tedesco, il doppio turno alla francese.
5. Il sistema francese andrebbe 'italianizzato', altrimenti avremmo avuto il caos di decine di ballottaggi con 4 concorrenti, e centinaia con 3 (PD, PdL, Grillo), poiché e' fondato su una doppia esigenza: dare una maggioranza in Parlamento ( e in Italia NON sarebbe scontata); escludere gli impresentabili (Le Pen). Siamo sicuri che sarebbe giusto adottarlo per escludere Grillo? Io non sono di questa opinione.
6. Poiche' il bipolarismo (amen) non c'e' piu' ed esistono almeno 4 poli, la soluzione migliore e' il tedesco: chiarezza delle alleanze prima del voto; meta' dei seggi con collegi uninominali; sbarramento alto, del 5%; le minoranze importanti sono tutelate; se non c'e' maggioranza popolare nele urne, il Parlamento decide la coalizione di governo.

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