giovedì 27 dicembre 2012

La memoria mi funziona ancora. ALLEANZA PER L'ITALIA: "Noi vorremmo creare le condizioni perché una parte importante del centro sia alleata con la sinistra democratica». Lo ha detto il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli" ----> NON CONCORDO NEL METODO, ovvero dopo essere stati parte del Terzo Polo e PRIMI sostenitori di Monti ora API si inserisce nuovamente all'interno del Centrosinistra, prima API aborriva il Bipolarismo ora lo riabbraccia ?? Quando Voi esponenti POLITICI di API siete fuoriusciti dal PD ci avete raccontato che "non si può fare politica con una parte preponderante di area Social-comunista!" E oggi cosa è cambiato nel PD, forse l'allenaza con Vendola ? Ma i pochi iscritti NON CONTANO nulla ?? CI PRENDETE IN GIRO ??

martedì 25 dicembre 2012

Foto

lunedì 24 dicembre 2012

CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE SIMBOLO E MOVIMENTO
Venerdì 28 dicembre, alle ore 10:30, a Roma, presso l’Hotel Nazionale (piazza Montecitorio), gli onorevoli BRUNO TABACCI e MASSIMO DONADI terranno una conferenza stampa per presentare il simbolo e il nuovo movimento politico “Centro democratico”.
Alla conferenza stampa interverranno anche gli onorevoli ENRICO LETTA e MAURIZIO MIGLIAVACCA.
Roma, 22/12/2012

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UFFICIO STAMPA
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BRUNO TABACCI (CENTRO DEMOCRATICO):
“BENE MONTI, NOI NEL CENTROSINISTRA COME FORZA DI CERNIERA”

" 'Cambiare l’Italia, riformare l’Europa' è uno slogan molto efficace che Monti ha voluto mettere in campo dimostrando di essere un liberale vero, tutt’altro che conservatore, piuttosto animato da una tensione riformatrice radicale" – è quanto afferma in una nota Bruno Tabacci, leader del nascente movimento 'Centro Democratico'.
"C’è una netta chiusura al populismo di Berlusconi e questo può far cambiare pagina al Paese. E c’è una forte apertura a Bersani per un’intesa di grande respiro. Quello che serve all’Italia. Il nuovo movimento “Centro democratico” che presenteremo con Massimo Donadi il 28 dicembre in una conferenza stampa, collocato stabilmente nel centrosinistra dopo la mia partecipazione alle primarie – prosegue Tabacci - sosterrà la candidatura di Bersani a Palazzo Chigi e cercherà di svolgere un ruolo di cerniera tra i due schieramenti non populisti che si vanno delineando. Dopo venti anni di guerre insensate sulla pelle del Paese all’insegna del bipolarismo che hanno scavato un solco proprio sul confine tra centrodestra e centrosinistra, è ora di andare oltre, verso il bipolarismo maturo. E le forze di confine, come il 'Centro Democratico', riformiste e radicali a loro volta, con buon senso e con cultura di governo lavoreranno a tenere vivo questo dialogo per modernizzare finalmente l’Italia”.
ROMA, 23 dicembre 2012
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UFFICIO STAMPA
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3357942111
 

L’Agenda Monti in 30 punti, brevi

Le cose da sapere sul documento annunciato ieri da Mario Monti: molta economia e riforme, dalla pubblica amministrazione all'impresa

24 dicembre 2012
Domenica 23 dicembre, il quasi ex presidente del Consiglio, Mario Monti, ha annunciato nel corso della sua conferenza stampa di fine anno di essere disponibile a guidare il paese dopo le elezioni del prossimo febbraio. Monti ha spiegato di volersi confrontare con le forze politiche su una serie di punti concreti, che ha raccolto in una Agenda di cui si sta discutendo molto in queste ore. Il documento, pubblicato su agenda-monti.it, mette insieme un’ampia serie di proposte e di contenuti che sono la prosecuzione ideale dell’azione di governo fino a ora portata avanti da Monti insieme con i suoi ministri.
L’Agenda è lunga venticinque pagine (qui trovate l’integrale) e, per farsi rapidamente un’idea, l’abbiamo riassunta in 30 punti brevi, dal rispetto dei conti pubblici alla lotta alla corruzione, passando per gli investimenti nell’istruzione.
1. L’Italia deve impegnarsi per la creazione di un’Europa più comunitaria, meno intergovernativa, più unita e non a più velocità.
2. Mercato europeo interno più integrato e dinamico, maggiore solidarietà finanziaria tra gli stati membri con condivisione del rischio.
3. L’Italia deve confermare il proprio impegno nel rispettare le regole di disciplina sulla finanza pubblica.
4. La politica estera deve continuare nella direzione segnata dal governo Monti, tesa non solo a Europa e Stati Uniti, ma anche agli altri paesi del Mediterraneo, valorizzando “la rete di italiani nel mondo”.
5. Il debito pubblico al 120 per cento del PIL (Prodotto interno lordo) non permette di creare nuovi debiti per poter crescere. La crescita si costruisce su finanze pubbliche sane.
6. Mantenere il pareggio di bilancio strutturale, ridurre il debito pubblico fino al 60 per cento del PIL dal 2015, dimissione e valorizzazione del patrimonio pubblico per ridurre debito.
7. I sacrifici fatti hanno portato a un avanzo primario che può portare alla riduzione del debito, e quindi a una riduzione delle tasse.
8. La prossima legislatura dovrà impegnarsi a ridurre il prelievo fiscale complessivo, partendo da lavoro e impresa. Saranno necessari meccanismi di misurazione della ricchezza più affidabili e oggettivi, senza causare fughe di capitali.
9. Con la “spending review” sono stati risparmiati 12 miliardi di euro, e se ne risparmieranno altri nel 2013 con l’entrata in vigore di altre misure. Serve un approccio sistematico e continuativo per ridurre gli sprechi e la spesa corrente, tagliando il superfluo. La “spending review” deve diventare strumento ordinario, e non più straordinario.
10. Nei primi 100 giorni del governo occorrerà identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta per snellire la pubblica amministrazione, per avere anche più trasparenza.
11. Rimuovere ostacoli per le liberalizzazioni nei beni e nei servizi, dare più concorrenza e vigilanza sulla stessa.
12. Incentivare gli investimenti delle imprese in ricerca e innovazione, con nuovi sistemi di finanziamento e di accesso al credito.
13. Serve un “Fondo per le ristrutturazioni industriali” che incentivi l’arrivo di capitali privati.
14. Intervenire sul commercio estero, semplificarne le regole per favorire le esportazioni delle aziende italiane.
15. Istruzione, università e ricerca sono fondamentali per il futuro economico e lavorativo dell’Italia: motivare gli insegnanti, nuovi modelli organizzativi nel segno dell’autonomia e della responsabilità. Premi economici per insegnanti e dirigenti meritevoli.
16. Mantenere gli impegni presi con l’approvazione dell’Agenda digitale, per la modernizzazione dei sistemi, della pubblica amministrazione e per creare nuove imprese.
17. Regole chiare e ragionevoli per incentivare l’economia verde, con sanzioni intransigenti per chi viola le norme sulla protezione dell’ambiente.
18. Dare migliore accesso al credito agrario specializzato, favorire l’export dei prodotti agricoli italiani e politiche coerenti per limitare il consumo di superficie agricola.
19. Valorizzare il patrimonio storico-artistico, creando anche intese con fondazioni di origine non bancaria e con nuovi accordi tra pubblico e privato, per avere più finanziamenti.
20. Mantenere e puntare sulle riforme del lavoro e delle pensioni fatte nell’ultimo anno di governo: “non si può fare marcia indietro”.
21. Rilanciare un piano di occupazione giovanile e incentivi a sostegno della formazione e dell’inserimento nel mercato del lavoro.
22. Detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile per favorire l’occupazione delle donne, e ridurre la differenza di genere in ambito lavorativo.
23. Rendere lo stato sociale (welfare) più razionale e aperto all’innovazione, tagliando sugli sprechi. In ambito sanitario lo si può fare puntando anche sul potenziamento dell’assistenza docimiliare e con misure per rendere più semplice e trasparente l’accesso alle prestazioni agevolate.
24. Favorire il mantenimento di una società aperta in cui tutte le posizioni siano contendibili e non acquisite per sempre. Merito e produttività devono essere gli elementi essenziali per la valutazione del lavoro, specialmente in ambito pubblico.
25. Riformare lo Stato, creando per esempio un federalismo responsabile e solidale “che non scada nel particolarismo e nel folclore”.
26. Riconciliare la politica con i cittadini partendo da una riduzione dei contributi pubblici, anche indiretti, ai partiti e ai gruppi parlamentari e dei rimborsi elettorali. Tracciabilità dei bilanci dei partiti.
27. Lotta costante all’evasione fiscale, identificando le grandi aree di illegalità.
28. Norme severe in tema di anticorruzione, antiriciclaggio e autoriciclaggio: bisogna rivedere la riduzione dei tempi di prescrizione per questi reati.
29. Serve una nuova e coerente disciplina del falso in bilancio, così come servono leggi chiare e coerenti sulla prevenzione del conflitto di interesse.
30. La lotta alla criminalità organizzata deve continuare senza esitazione, anche grazie a procedure di appalto più trasparenti e di sequestro dei beni più rapide ed efficaci. Il recente provvedimento sull’incandidabilità muove in questo senso.
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Agenda Monti

Un'Agenda per Natale: il regalo di Monti

Se n'è tanto parlato. Prima era un 'concetto politico'. Ora è un vero e proprio documento programmatico. Ecco i punti sui quali il professore aspetta che, dopo il centro, anche il centrosinistra gli apra la porta del (secondo) governo.

di Redazione 24/12/2012
monti-13-3"Cambiare l'Italia, riformare l'Europa". E' questo il titolo di quella che media prima, politici poi e ora direttamente "il professore" hanno ribattezzato l'Agenda Monti. Un'agenda che, se fino a qualche giorno fa era qualcosa di 'concettuale' dalla conferenza stampa dell'antivigilia di Natale in quel di Palazzo Chigi è diventato un vero e proprio documento programmatico.
Non elettorale, perché il nome del professore sulla scheda, a meno di sorprese, non ci sarà.
E così per spiegare la sua Agenda sul suo nuovo portale - www.agenda-monti.it - l'ormai ex premier parla non alla classe politica (alla quale però l'Agenda è rivolta) bensì ai "cari cittadini".
Negli ultimi mesi si è molto parlato di “Agenda Monti”. Non sono stato io a introdurre questo riferimento, ma diverse forze politiche e della società civile che hanno così inteso ispirarsi all’azione del governo, come linea di confine fra le politiche da fare – o da non fare – nei prossimi anni.
Il dibattito che ne è nato è stato incoraggiante. Non solo per il consenso piuttosto ampio che è sembrato emergerne, ma soprattutto perché, per la prima volta dopo tanto tempo, i contenuti e il metodo di governo sono tornati al centro di un dibattito politico altrimenti concentrato quasi esclusivamente su schieramenti e scontri tra personalità.
Incoraggiato da questi segnali, ho lavorato in modo più sistematico. Questo documento allegato, intitolato “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa, agenda per un impegno comune” è il frutto di questo lavoro ed è presentato come primo contributo per una riflessione aperta. Questa agenda vuole dare un’indicazione di metodo di governo e di alcuni dei principali temi da affrontare. Non è un programma di lavoro dettagliato e non vuole avere carattere esaustivo.
Chiaro l'obiettivo dell'Agenda:
Contribuire ad orientare le forze politiche nel dibattito elettorale dei prossimi mesi e a suscitare energie nuove presenti nella società civile. Sia io che tutti noi riceviamo appelli numerosi e molto diversi di gruppi, organizzazioni, associazioni e singoli che semplicemente dicono che la gente è molto arrabbiata con il mondo della politica, che talora la disgusta, ma vorrebbe potersi avvicinare ad una politica diversa.
Ed è sempre l'ex premier a spiegare come questi punti potrebbero tradursi in una (sua) leadership di governo.
A quelle forze che manifestassero un’adesione convinta e credibile, sarei pronto a dare il mio apprezzamento e incoraggiamento e, se richiesto, una guida. Questo è il modo in cui intendo rapportarmi con la fase politica che si apre adesso.

QUI IL TESTO INTEGRALE DELL'AGENDA MONTI

FUTURO. Qui c'è poco da immaginare. Mario Monti nella conferenza stampa di Palazzo Chigi è stato chiarissimo: "Io non mi schiero con nessuno personalmente, vorrei che i partiti si schierassero sulle idee, e spero che anche la nostra Agenda possa contribuire a dare più concretezza ai dibattiti".
E su una sua eventuale leadership di governo, ha spiegato: "Sarei pronto ad assumere un giorno, se venisse richiesto, le responsabilità che mi venissero affidate in Parlamento".
E a chi chiedeva se sia disponibile a valutare una candidatura a premier, il presidente del Consiglio uscente ha risposto: "A priori, verificate tantissime condizioni, sì. Che è altra cosa dal dare il nome ad altri per liberi utilizzi".
Tradotto (da Monti stesso): "Se una o più forze politiche con una credibile adesione a questa agenda, o ad una migliore, ma che anche io trovi convincente, manifestassero il proposito di candidarmi a presidente del Consiglio, valuterei la cosa. A nessuno si può impedire di fare questo e, se permette, a nessuno diverso da me tocca dare la risposta".
IL 'CENTRO' RISPONDE PRESENTE - I centristi raccolgono l'appello di Mario Monti. L'agenda del professore viene promossa da Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo, Andrea Riccardi e Lorenzo Cesa che questa mattina si sono incontrati per fare il punto dopo la presentazione del manifesto montiano. Ancora nessuna decisione è stata presa sull'assetto da scegliere per la campagna elettorale e, anzi, si sarebbe concordato di conferire proprio a Monti la scelta sulle liste, ovvero se comporne una sola o diverse alleate e federate.




 


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domenica 23 dicembre 2012

ROMA, 23 DIC - “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa” è uno slogan molto efficace che Monti ha voluto mettere in campo dimostrando di essere un liberale vero, tutt’altro che conservatore, piuttosto animato da una tensione riformatrice radicale - è quanto afferma in una nota Bruno Tabacci, leader del nascente movimento “Centro Democratico” - C’è una netta chiusura al populismo di Berlusconi e questo può far cambiare pagina al Paese. E c’è una forte apertura a Bersani per un’intesa di grande respiro. Quello che serve all’Italia. Il nuovo movimento “Centro democratico” che presenteremo con Massimo Donadi il 28 dicembre in una conferenza stampa, collocato stabilmente nel centrosinistra dopo la mia partecipazione alle primarie - prosegue Tabacci - sosterrà la candidatura di Bersani a Palazzo Chigi e cercherà di svolgere un ruolo di cerniera tra i due schieramenti non populisti che si vanno delineando. Dopo venti anni di guerre insensate sulla pelle del Paese all’insegna del bipolarismo che hanno scavato un solco proprio sul confine tra centrodestra e centrosinistra, è ora di andare oltre, verso il bipolarismo maturo. E le forze di confine, come il Centro Democratico, riformiste e radicali a loro volta, con buon senso e con cultura di governo lavoreranno a tenere vivo questo dialogo per modernizzare finalmente l’Italia”.
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                  Auguri di Buone Feste
Siamo buoni con la Terra!

mercoledì 19 dicembre 2012

Il Che fare di Renzi

martedì 18 dicembre 2012. Categoria: Bar Sport, Autore: Pietro Bussolati 
Il Che fare di  Renzi
Sono fermamente convinto che il risultato delle scorse elezioni primarie abbia avvicinato il Partito Democratico ai grandi partiti europei di centrosinistra; fino ad allora esistevano componenti liberali di grande spessore culturali ma con un potenziale di consenso ancora inespresso. Matteo Renzi e la sua azione politica hanno comportato due nette novità rispetto al passato.
La prima è che Matteo Renzi si è confrontato in modo aperto e senza reti di salvataggio con tutte le altre componenti del PD, rompendo un patto di sindacato che per anni ha gestito i rapporti di potere e ha gestito in modo coordinato le ultime primarie. La seconda  è che si è riusciti a rendere popolari ed elettoralmente efficaci le tesi liberaldemocratiche fino ad oggi relegate al ruolo di animatrici dei think tank del Partito Democratico.
Queste primarie hanno avuto, in qualche modo, l'effetto liberatorio che auspicava Antonio Funicello qualche mese su questa rivista: "e facciamolo questo benedetto congresso…". Oggi il PD è a pieno titolo la casa di chi crede che si possa fare buona politica anche senza finanziamenti pubblici, di chi crede che lo Stato debba essere un autorevole regolatore e non un imprenditore spendaccione e di chi crede che la redistribuzione del reddito e la creazione di pari opportunità non possano che avvenire con il coinvolgimento del terzo settore e della sussidiarietà, facendo emergere dal cono d'ombra il mondo no profit.
Occorre portare queste istanze nei circoli e nelle istituzioni,  non per rappresentare una corrente, ma perché a pieno titolo appartengono alla tradizione di un centrosinistra europeo e moderno.  Anche in Lombardia é giunto il momento per la concretezza nelle proposte amministrative: parole chiare in termini di vitalizi, trasparenza della pubblica amministrazione e politiche di riduzione del consumo del suolo devono diventare centrali nel lavoro di Umberto Ambrosoli e dei candidati alla Regione.
Per portare avanti tutto questo, l'entusiasmo degli ultimi due mesi non basta. In primo luogo occorre emozionare chi ha partecipato alla sfida delle primarie con l'obiettivo di rinnovare il congresso 2013, invitando i più volenterosi  a iscriversi. In secondo luogo dobbiamo dialogare con tutti sui contenuti, indipendentemente dal sostegno al candidato premier alle ultime primarie. Troveremo infatti sulla nostra strada  molti che condividono le nostre stesse idee e la voglia di queste istanze di cambiamento. Conserviamo lo spirito aperto che ha contraddistinto questi due mesi. Manteniamo nei comitati lo spirito battagliero che li ha contraddistinti  chiedendo però uno sforzo di apertura verso le realtà che le sono più vicine. I comitati, mutato il loro nome in uno che ne contraddistingua il carattere inclusivo e che comporti il superamento della fase delle primarie, dovranno svolgere un ruolo di importanza fondamentale verso i circoli e le strutture del Partito Democratico che hanno dimostrato, nel tempo, di tendere ad una progressiva restaurazione, la loro presenza, la voglia di partecipare, l'azione di critica costringerà il Partito a confrontarsi con un'esigenza di democrazia e libertà di pensiero che potrebbe essere un traino incessante per nuove forme di aggregazione territoriale e azione politica.
Dobbiamo oggi costruire quella casa comune della componente liberal che anima la vita politica di tutti i principali paesi europei, mantenendo in vita i comitati come stimolo e impulso all'interno del Partito Democratico. Quanto creato da Matteo Renzi é un cambiamento epocale nella vita del nostro partito e per questo deve avere la forza  per andare avanti con le proprie gambe

domenica 16 dicembre 2012

Elezioni, Tabacci incontra Bersani: Ok lista moderati in centrosinistra

«Penso sia necessario che la coalizione di centrosinistra si presenti con tutte le sue potenzialità politiche, come è già emerso in sede di elezioni primarie, che hanno espresso con indiscutibile chiarezza la leadership di Pierluigi Bersani. Sinistra e Libertà, Partito Democratico e un'area di centro democratico, con una presenza qualificata di moderati e di riformatori, possono davvero costruire una maggioranza politica in grado di dare sicurezza al Paese e di garantire gli impegni europei e internazionali». E' quanto dichiara in una nota Bruno Tabacci, leader di Italia Concreta, al termine di un incontro con il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.
«Non c'è dubbio che in questo quadro assume un ruolo decisivo l'onorevole Giacomo Portas, parlamentare piemontese di qualità con il quale ho una solida sintonia; e che insieme si debba guardare all'evoluzione in atto nel movimento dell'Italia dei Valori che deve superare definitivamente le posizioni più oltranziste che l'hanno appiattita su Grillo - sostiene Tabacci -. In questo senso lo strappo operato dall'on. Massimo Donadi ci pare denso di significati politici e di positive convergenze».

mercoledì 12 dicembre 2012

Bar Sport

L'unica saggezza è quella del popolo

Se fosse stato eletto Renzi...

martedì 11 dicembre 2012. Categoria: Bar Sport, Autore: Paolo Donadio 
Se fosse stato eletto Renzi...
La coincidenza temporale tra gli esiti delle primarie nel PD (2 dicembre) e le mosse di Berlusconi (6 dicembre) è stata sorprendente. Berlusconi ha atteso, paziente, cosa avveniva in casa altrui per definire le proprie chance di ripresa. E l'elezione di Bersani è il risultato che sperava. Ci sono soltanto voluti due - tre giorni per costruire la 'credibilità' dell'annuncio di Berlusconi. E dopo l'elezione di Bersani, era plausibile - e forse prevedibile - il ritorno di Berlusconi. Una tempistica quasi teatrale, nella sua perfezione, per come si sono susseguiti i fatti. Per tale motivo, in virtù della stretta ed evidente correlazione che corre tra i due eventi, proviamo a fare un esercizio di logica e ipotesi, con il rischio di proporre argomenti e ragionamenti che paiono così semplici da essere sensati. Un esercizio con tanti 'se' e qualche 'ma' per tentare di mostrare come, specialmente in questa fase, i sistemi della politica italiana - elettorale, di partito, istituzionale - si spostino e si riassestino, purtroppo, in maniera interdipendente.
Se fosse stato eletto Renzi, Berlusconi non si sarebbe mai sognato di ritornare in campo. Come avrebbe potuto competere, Berlusconi, contro uno come Renzi? Così simile, eppure radicalmente diverso. Come competere contro chi ha preso le distanze dalla socialdemocrazia semplicemente perché non ne ha parlato più? Contro chi sa comunicare come e meglio di lui? Contro chi ha meno della metà dei suoi anni? Contro chi potrebbe surclassarlo in qualsiasi dibattito televisivo? Contro chi rappresenta il centro-sinistra (in Italia, almeno) all'insegna di parole d'ordine quali "comunità, leggerezza, innovazione"? Contro chi risulta talvolta simpatico e un po' guascone, come lui? Contro chi non pronuncia più la parola 'sinistra', e raramente la parola 'destra'? Contro chi non ha neppure il padre comunista? Contro chi dice, senza giri di parole, che vengono prima i programmi e poi, forse, le coalizioni? Berlusconi, semplicemente, contro Renzi non avrebbe rischiato di essere annientato. Contro Bersani, invece, Berlusconi sa di poter risalire la china e riuscire a perdere di misura.
Se fosse stato eletto Renzi, il PDL avrebbe, quindi, tenuto le sue primarie e avrebbe, con buona probabilità, incoronato Alfano leader. Avremmo assistito a un edificante effetto-domino dal PD verso il PDL. Il PDL sarebbe diventato un partito 'normale', europeo, senza più un padre-padrone. Contro Renzi leader, il PDL avrebbe agito - per necessità, più che per virtù - in modo da contrapporre nuove e credibili leve contro i quarantenni dell'altra parte. Avrebbe rottamato i suoi logori colonnelli, così come il PD di Renzi avrebbe rottamato i suoi sempiterni alfieri. Avremmo assistito a uno scontro elettorale tra nuove generazioni che avrebbe aperto la porta della Terza Repubblica, piuttosto che creare le condizioni per la prosecuzione ad libitum dell'infausta Seconda. Le lancette dell'orologio sarebbero state lanciate in avanti, verso una civiltà della cultura politica che non appartiene ancora al nostro Paese. La civiltà del superamento della contrapposizione ideologica posticcia, del vero ricambio generazionale ai vertici di partito, delle regole che mettono fuori dalla stanza dei bottoni la classe dirigente che perde le elezioni o non riesce a contrastare con efficacia il rivale.
Se fosse stato eletto Renzi, la legge elettorale sarebbe cambiata. Avremmo superato il porcellum poiché il porcellum è funzionale soprattutto (ma non solo) agli interessi di Berlusconi. Senza Berlusconi, non avrebbe avuto più senso per il PDL mantenere una legge che consente di infilare in Parlamento quantità industriali di lacchè, inquisiti e donnine in gamba, la cui unica competenza è applaudire e dire sì. Tutti questi personaggi, oggi, da Cosentino in giù, riassaporano invece la possibilità di rientrare in aula dalla porta principale per combattere i pericolosi 'comunisti' che aspirano, di nuovo, al potere. Con un leader più credibile come Alfano (oggi ridotto a fantoccio, né più né meno di un portavoce), la discussione sulla legge elettorale avrebbe avuto toni diversi e non avrebbe rappresentato l'occasione per deprimenti tira e molla, il cui fine pare soltanto quello di prendere tempo onde evitare di decidere. Si sarebbe parlato di partecipazione dei cittadini alla vita politica e di un'estensione delle primarie anche a livello locale per la selezione dei parlamentari. Come norma condivisa di buona politica, e non occasionale strategia del singolo partito. Si sarebbe affermato, una volta e per tutte, un solo principio: mai più un Parlamento di nominati.
Se fosse stato eletto Renzi, il governo Monti sarebbe arrivato senza batticuori a fine mandato, con il sostegno 'responsabile', anche se a denti stretti di PD e PDL. I 'tecnici' avrebbero terminato con relativa tranquillità la legislatura, in quanto non funzionali alla pretestuosa campagna elettorale del centro-destra. E sarebbero usciti di scena con pochi rimpianti, così come non sono esattamente entrati tra folle plaudenti. Con Berlusconi di nuovo in gioco, invece, Monti, Passera & co. diventano utili per costruire una campagna elettorale breve e, si immagina, durissima, incivile come poche, senza esclusione di colpi. Aspettiamoci tanto fango nel ventilatore. Il governo tecnico viene improvvisamente rappresentato da Alfano in Parlamento come il simbolo di una politica disastrosa per il Paese, con il risultato di ricompattare anche l'asse con la Lega. Lasciando proseguire Monti, si sarebbe evitato il brutto colpo di coda della Seconda Repubblica, fatto di ricatti e minacce sulle leggi in calendario. E avremmo archiviato Monti. Invece, in queste condizioni, il Monti sacrificato a destra in nome della campagna elettorale e della risalita nei sondaggi, si ritrova ipso facto nel blocco di centro e centro-sinistra antiberlusconiano. Non sarà facile integrare la 'risorsa' Monti in una compagine di centro-sinistra che schiera, almeno e di sicuro, Vendola e socialisti. Pertanto, Monti potrebbe trasformarsi in un battitore libero a disposizione del centro di Casini, altro che tecnico.
L'esercizio dei 'se' potrebbe continuare, ma… Renzi non è stato eletto, ha vinto Bersani. Una vittoria, la sua, meritata, scontata, anche se non schiacciante. Certo, se avesse vinto Renzi si sarebbero aperti diversi e aspri fronti di guerra all'interno del PD. Ma se pensiamo agli scenari politici nazionali, se pensiamo agli effetti sistemici all'esterno del PD, se pensiamo al nostro Paese in uno scenario politico alternativo e 'de-berlusconizzato', finalmente purificato dalle tossine degli ultimi vent'anni, e se pensiamo al risultato schiacciante che Renzi potrebbe garantire al PD contro Berlusconi, viene da dire: però, che peccato per le primarie…
Paolo DonadioPaolo Donadio. Ricercatore di Linguistica inglese della Federico II, Napoli. Si occupa dei fenomeni di ibridazione del discorso politico e dell'interazione tra lingua e identità politica (Il partito globale. La nuova lingua del neolaburismo britannico, Franco Angeli

domenica 9 dicembre 2012

Tabacci su Europa: "Nostra lista centro alleata col Pd"
Sabato 08 Dicembre 2012 14:46
''Il progetto politico che e' alla base della coalizione 'Italia bene comune' e' quello della responsabilita' e della serieta'. In questo tempo difficile noi non abbiamo puntato sull'irresponsabilita' o sullo stallo elettorale per governare di nuovo tutti insieme. Noi vogliamo concorrere a definire il perimetro di una possibile alleanza di governo dell'Italia e lo abbiamo fatto con una scelta chiara di fronte al Paese''. E' quanto scrive Bruno Tabacci in un intervento oggi sul quotidiano ''Europa''. ''Vogliamo costruire - scrive ancora Tabacci - un'alleanza di governo sullo schema di quanto la sinistra e il centro stanno portando avanti ad esempio a Milano con la giunta Pisapia. Abbiamo idee e contenuti di governo da proporre. E rispetto ai tatticismi e alle difficolta' in cui si dibatte la Lista per l'Italia crediamo di avere il vantaggio della chiarezza: agli italiani abbiamo detto dove intendiamo collocarci e perche' da subito. Convinti che uno spazio politico e di idee ci sia e non vada lasciato incolto per il bene della coalizione e del Paese'', conclude il leader centrista.
 

venerdì 7 dicembre 2012

Legge elettorale: ma sono legislatori, o sarti al mercato? Occorre una legge stabile, restituire ai cittadini il diritto di scelta, non aggiustare l'abito secondo il comodo del cliente di turno». Lo dichiara Francesco Rutelli, leader di Alleanza per l'Italia, che interviene così nel dibattito sulla legge elettorale.

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martedì 4 dicembre 2012

Bersani, che fare?

martedì 4 dicembre 2012. Categoria: A conti fatti, Autore: Fasano&Rodriguez 
Bersani, che fare?
La vittoria di Pierluigi Bersani è stata riconosciuta da Renzi oltre la sua reale consistenza, perché l'affermazione del sindaco di Firenze per dimensioni assunte rappresenta una sfida ancora aperta, niente affatto conclusa. Nel suo discorso di riconoscimento della sconfitta, Renzi ha infatti rilanciato la sfida: "Chi ha vinto ha l'onore e l'onere di rappresentare anche gli altri, senza alcun inciucio e impiccio. Chi ha perso deve dimostrare di saper vivere la dignità e l'onore, proprio quando la maggioranza sta da un'altra parte".
Ecco quello che davvero spetta ora al candidato premier del centrosinistra: orientare il suo comportamento verso le domande di rappresentanza poste dal suo sfidante. Se Bersani vuole avere il sostegno convinto della sua stessa parte deve riconoscere il valore e l'importanza delle questioni fatte emergere (non solo poste) da Renzi con un sostegno di voti che schiaccia non solo Puppato e Tabacci ma soprattutto Vendola: innanzitutto un approccio più innovativamente liberal democratico piuttosto che conservativamente socialdemocratico alle questioni sociali e economiche, un taglio netto con comportamenti di tutela verso le posizioni di rendita soprattutto all'interno del ceto politico, una netta accelerazione alla dinamica competitiva per valorizzare merito e talenti.
Sono questioni che Bersani non può risolvere con un po' più di buonsenso, un po' più di equità, un po' più di lavoro, un po' più di sviluppo. Adesso, le due o tre idee che dice di avere in testa per il futuro di «'sto paese» dovranno venire fuori perché non basterà un successo elettorale (se ci sarà) determinato più dall'inconsistenza dell'avversario che dal sostegno popolare. Per dare al governo che dovrà (continuare) a prendere decisioni molto difficili, la legittimità necessaria ci vuole un di più di sostegno. Bisognerà bilanciare il problema di una vittoria che avverrà, molto probabilmente, con una legge elettorale definita da tutti una porcata. Questo di più di legittimazione potrà avvenire solo se Bersani saprà parlare a tutti gli italiani, vincendo l'ossessione di rivolgersi solo al suo campo, lasciando ad altri gli altri campi da rappresentare (e di campi, sia detto chiaramente, non esiste solo quello dei moderati: dire che si governa per tutti non è solo un artificio retorico!).
E credere che sia semplice raggiungere questo obiettivo sarebbe sbagliato. Queste primarie hanno visto la partecipazione di due gruppi, culturalmente, socialmente e antropologicamente diversi.
Da una parte, i sostenitori (la tribù?) di Bersani, costituito soprattutto da veterani delle primarie in servizio permanente effettivo, chiaramente collocati nel centrosinistra, in larga maggioranza over 55, mediamente poco istruiti, ultimi eredi dei partiti di massa strutturati, delle fedi civili, delle chiese politiche, che da anni celebrano il rito del voto di appartenenza. Dall'altra parte, i sostenitori di Renzi, costituito da vere e proprie matricole delle primarie, nuove a questo tipo di esperienza, mobilitate da una campagna elettorale emotivamente intensa, che ne ha scatenato l'entusiasmo, meno schierati politicamente (prevalentemente collocati al centro del continuum sinistra/destra), in maggioranza fra i 35 e i 45 anni, studenti e giovani professionisti, in gran parte laureati e diplomati.
È chiaro che chi intende rappresentare e governare l'Italia a tutto tondo, non può fare a meno di interpretare queste due presenze. E se i sostenitori (la tribù) di Bersani continua a rappresentare lo zoccolo duro di una tradizione post-comunista e post-democristiana che si propone di aggiornare il compromesso storico Berlinguer-Moro nello scenario di una società italiana profondamente mutata rispetto al passato, il popolo (la tribù) di Renzi rappresenta il futuro di un centrosinistra in grado di rivolgersi senza timori a quei settori della società italiana che fino a ieri si trovavano al di là di uno steccato sinistra/destra che il fenomeno Berlusconi ha negli ultimi venti anni contribuito a rendere sostanzialmente invalicabile.
In questo senso, vi sono alcune caratteristiche del voto di Renzi che non possono lasciare indifferenti né Bersani né l'attuale gruppo dirigente del Partito democratico. In primo luogo, il fatto che il 42,9% dei consensi andati al sindaco di Firenze sono costituiti da debuttanti, persone che non si erano mai mobilitati prima del 25 novembre nel grande recinto delle primarie del PD e del centrosinistra. In secondo luogo, il fatto che poco meno del 16 per cento dei consensi di Renzi provenga da elettori che alle elezioni politiche del 2008 avevano votato partiti di centrodestra o di centro. Proprio questi due dati forniscono la prova più evidente di come il Partito Democratico, se solo avesse un po' più di coraggio, potrebbe davvero riprendere la strada di quella vocazione maggioritaria a cui Veltroni fece riferimento all'epoca dello statu nascenti.

lunedì 3 dicembre 2012

namento di stato
Di Luigi Zingales
Se Hai Votato Renzi, Vieni con Noi

Matteo Renzi ha perso. Ma la sua battaglia non è stata in vano. Ha dimostrato che nel Paese c’e’ un grande bisogno di idee e facce nuove; che la lotta contro lo statalismo ha un grande seguito popolare; che i dieci punti di Fermare il Declino (condivisi dai Renziani) non sono il desiderio di una ristretta élite, ma hanno un ampio seguito anche all’interno del PD, ed ancora di più nel Paese.
Purtroppo la sconfitta di Renzi ha anche dimostrato che questa battaglia non può essere fatta all’interno dei vecchi partiti. Il partito di Penati e di Marrazzo, di Consorte e di D’Alema non poteva permettere ad un giovanotto pulito di rompere l’equilibrio di potere che ha affondato l’Italia negli ultimi venti anni, un giovanotto che vuole eliminare il finanziamento pubblico dei partiti (su cui tutti campano) , che vuole ridurre il peso dello Stato (fonte di corruzione e clientelismo), che vuole addirittura reintrodurre la meritocrazia e mandare a casa i mediocri. Questo giovanotto è troppo pericoloso per gli apparati di partito, che tutto hanno fatto per fermarlo. Per questo il PD ha disegnato delle regole per farlo perdere, anche a costo di mettere a rischio la vittoria alle elezioni.

Grazie a queste regole liberticide ha vinto Bersani, l’usato sicuro. Un usato che di sicuro non sarà in grado di cambiare la politica, ne’ tantomeno di fermare il declino. Che di sicuro regala a Grillo il monopolio della novità e dell’alternativa. Che di sicuro ringalluzzisce Berlusconi ed il PDL, che avranno facile gioco in dipingere Bersani e Vendola come la Sinistra tradizionale che tassa la gente per mantenere gli sprechi della politica. Di fronte al crollo dell’Italia, i partiti della Seconda Repubblica si mostrano quindi incapaci di riformarsi. Alle elezioni troveremo i soliti Berlusconi, Casini e Bersani.

L’unica speranza di cambiamento è l’entrata di nuovi movimenti nell’arena politica. E’ un percorso difficile, ma è l’unico possibile per evitare uno scollamento tra la politica e la gente. Grillo ha indicato la strada. Rappresenta in modo sublime la rabbia della gente. Ma per cambiare un Paese non basta la rabbia, occorre un’agenda concreta. Noi di Fermare il Declino abbiamo quell’agenda. Un’agenda così simile a quella di Renzi, che molti dei nostri hanno votato per Renzi, sperando in una sua vittoria. Un’agenda che non può essere portata avanti da Bersani e Vendola.

Per questo motivo, per offrire agli Italiani un’alternativa vera alle urne, è giunto il momento di abbandonare ogni esitazione e trasformare Fermare il Declino in un movimento politico che si rivolge non solo ai Renziani delusi, ma a tutti coloro che amano il nostro Paese e lo vogliono diverso. All’Agenda Monti noi preferiamo l’Agenda Renzi. E, con o senza Renzi, la vogliamo portare avanti. Chi ci crede, ci segua.

lunedì 26 novembre 2012

Newsletter n. 44 - Venerdì 23 Novembre 2012

Finte primarie??? No, grazie

Risposta a Licio Rossi già operaio e sindacalista FIAT che richiedeva il voto alle primarie per Vendola

Caro Licio,  
apprezzo la tua caparbietà e la tua fede in tempi strambi in un paese strambo ove le forze politiche invece di fornire risposte alla crisi  economica e di sistema che colpiscono allo stomaco e alla testa deboli e meno deboli tendono ad autoriprodursi con giri di valzer come, a mio  avviso, sono queste primarie farlocche. Siamo in un paese ove le istanze sociali, quelle economiche ed ambientali  ma anche quelle etiche e culturali non solo non risiedono di diritto nei  luoghi decisionali della democrazia ma manco ci entrano di forza.  Non è un problema culturale ma essenzialmente politico.Gli strumenti costituzionali della politica, i partiti, e in tempo storico questi  partiti, anzichè essere vettori di queste istanze ne sono divenuti la  barriera e il tappo. Infatti a mio avviso si è giunti al fatto che non esistano più i diritti  politici di elettorato attivo e passivo e la società civile è ridivenuta  corporativa, con corporazioni fossilizzate. Se queste vicende, di impossibilità di proposta e di scelta da parte dei cittadini avvenissero in un paese periferico, se si modificasse la legge  elettorale dall’alto a 4 mesi dalle elezioni, ci sarebbe un intervento ONU  per ristabilire la democrazia. Invece nella candida Italia questo avviene  liberamente senza che alcuno protesti, anzi…  Così i partiti al governo organizzano delle primarie farlocche al solo  scopo di recuperare un consenso per la “casta” (parola che odio ma che  rende un’idea della pratica del sistema). Sistema chiuso e con pratiche di  doppia morale insopportabile ai cuori, ai cervelli delle persone libere e  finanche all’economia pubblica e privata.
Ora io sono per le primarie come sistema di selezione del personale  politico e per un recupero della rappresentanza che i partiti hanno perso  per strada. Ma sono per PRIMARIE DI DIRITTO PUBBLICO, aperte a tutti i  cittadini con convocazioni e regole per tutti, ove ognuno può proporre  candidati e che questi esibiscano credenziali, programmi per il paese,  uomini capaci, danari per la politica di certa e conosciuta provenienza.  Solo così si potrebbero proporre i candidati e scegliere davvero invece di scegliere tra le proposte delle segreterie di questi partiti in cerca di  un qualche consenso che hanno perduto.  Per fare questo occorrerebbe che i partiti completassero con apposita  legge l’art.49 della Costituzione che li riguarda. Invece niente.  Qualcuno, in Italia, ha raccolto giovani tra i diciotto e i trentacinque  anni, con un tasso alto di istruzione, forti conoscitori e praticanti dei  nuovi mezzi di comunicazione e li ha (o si sono) scagliati contro questa  politica.
Questi raccolgono ora un consenso ampio. A me non convincono e, a volte,  mi preoccupano sollecitandomi la paura delle birrerie bavaresi del secolo  scorso, ma resta il fatto. E i fatti occorre capirli anzichè nascondere la  testa sotto la sabbia proponendo giri di valzer come queste primarie che somigliano molto a un escamotage privato per loro medesimi e ad un  sondaggio interno di partito che non sa più che fare.  Insomma io, volentieri, non parteciperò a queste primarie di coalizioni  che ancora non si sa come siano, e son certo che il consenso recuperato  non sarà molto. Forse recupererà Monti…..  Vendola (mi piace ancora chiamarli per cognome) non parla di questa democrazia strozzata, ma garantisce che la democrazia sarà lui a  garantirla, insieme ai diritti dei più deboli….è una presunzione che conosciamo bene. Troppo bene.  Un abbraccio!
                                                                                                                           Dino Barrera
   
 
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venerdì 23 novembre 2012

Newsletter n. 44 - Venerdì 23 Novembre 2012

Finte primarie??? No, grazie

Risposta a Licio Rossi già operaio e sindacalista FIAT che richiedeva il voto alle primarie per Vendola

Caro Licio,  
apprezzo la tua caparbietà e la tua fede in tempi strambi in un paese strambo ove le forze politiche invece di fornire risposte alla crisi  economica e di sistema che colpiscono allo stomaco e alla testa deboli e meno deboli tendono ad autoriprodursi con giri di valzer come, a mio  avviso, sono queste primarie farlocche. Siamo in un paese ove le istanze sociali, quelle economiche ed ambientali  ma anche quelle etiche e culturali non solo non risiedono di diritto nei  luoghi decisionali della democrazia ma manco ci entrano di forza.  Non è un problema culturale ma essenzialmente politico.Gli strumenti costituzionali della politica, i partiti, e in tempo storico questi  partiti, anzichè essere vettori di queste istanze ne sono divenuti la  barriera e il tappo. Infatti a mio avviso si è giunti al fatto che non esistano più i diritti  politici di elettorato attivo e passivo e la società civile è ridivenuta  corporativa, con corporazioni fossilizzate. Se queste vicende, di impossibilità di proposta e di scelta da parte dei cittadini avvenissero in un paese periferico, se si modificasse la legge  elettorale dall’alto a 4 mesi dalle elezioni, ci sarebbe un intervento ONU  per ristabilire la democrazia. Invece nella candida Italia questo avviene  liberamente senza che alcuno protesti, anzi…  Così i partiti al governo organizzano delle primarie farlocche al solo  scopo di recuperare un consenso per la “casta” (parola che odio ma che  rende un’idea della pratica del sistema). Sistema chiuso e con pratiche di  doppia morale insopportabile ai cuori, ai cervelli delle persone libere e  finanche all’economia pubblica e privata.
Ora io sono per le primarie come sistema di selezione del personale  politico e per un recupero della rappresentanza che i partiti hanno perso  per strada. Ma sono per PRIMARIE DI DIRITTO PUBBLICO, aperte a tutti i  cittadini con convocazioni e regole per tutti, ove ognuno può proporre  candidati e che questi esibiscano credenziali, programmi per il paese,  uomini capaci, danari per la politica di certa e conosciuta provenienza.  Solo così si potrebbero proporre i candidati e scegliere davvero invece di scegliere tra le proposte delle segreterie di questi partiti in cerca di  un qualche consenso che hanno perduto.  Per fare questo occorrerebbe che i partiti completassero con apposita  legge l’art.49 della Costituzione che li riguarda. Invece niente.  Qualcuno, in Italia, ha raccolto giovani tra i diciotto e i trentacinque  anni, con un tasso alto di istruzione, forti conoscitori e praticanti dei  nuovi mezzi di comunicazione e li ha (o si sono) scagliati contro questa  politica.
Questi raccolgono ora un consenso ampio. A me non convincono e, a volte,  mi preoccupano sollecitandomi la paura delle birrerie bavaresi del secolo  scorso, ma resta il fatto. E i fatti occorre capirli anzichè nascondere la  testa sotto la sabbia proponendo giri di valzer come queste primarie che somigliano molto a un escamotage privato per loro medesimi e ad un  sondaggio interno di partito che non sa più che fare.  Insomma io, volentieri, non parteciperò a queste primarie di coalizioni  che ancora non si sa come siano, e son certo che il consenso recuperato  non sarà molto. Forse recupererà Monti…..  Vendola (mi piace ancora chiamarli per cognome) non parla di questa democrazia strozzata, ma garantisce che la democrazia sarà lui a  garantirla, insieme ai diritti dei più deboli….è una presunzione che conosciamo bene. Troppo bene.  Un abbraccio!
                                                                                                                           Dino Barrera
   

giovedì 22 novembre 2012

Primarie, Rutelli: «ApI a sostegno di Tabacci»

A pochi giorni dal voto per le Primarie del centrosinistra, vorrei invitare aderenti e simpatizzanti di Alleanza per l'Italia ad impegnarsi al fianco di Bruno Tabacci, a votare e a far votare per Bruno. I motivi sono trasparenti e convincenti. ApI ha democraticamente deciso, con l'Assemblea Nazionale di Maratea, di sostenere questa sfida; ha collaborato in modo attivo e decisivo nella raccolta delle firme; si sta mobilitando con le sue migliori energie.
La candidatura Tabacci ha conquistato crescente autorevolezza e nuove simpatie nel giro di poche settimane. Vorrei sottolineare due motivazioni di fondo
 
1. Bruno si è preso una responsabilità personale, come sempre avviene in sfide elettorali. E questi tempi difficili richiedono sia le scelte personali (mentre troppi attendono, si nascondono o mantengono posizioni ambigue!), sia la condivisione leale, nei territori e a Roma, da parte di gruppi di persone convinte e decise. Il disegno politico che ha mosso ApI dal suo inizio è semplice: concorrere a creare un soggetto più grande, nel Centro democratico e riformatore. Per riuscirvi, anche in vista delle elezioni, è necessario un buon risultato di Tabacci; successivamente, vi saranno le condizioni per iniziative nuove e convergenze più larghe
 
2. i contenuti sono importantissimi, poiché nel centrosinistra le posizioni serie sono minacciate da altre meno serie: sconfessione del salvataggio operato da Monti, rincorse demagogiche, ritorni di sinistra arcaica... Si tratta di non cadere in alleanze squilibrate e, soprattutto, non in grado di governare. Mentre cresce la spinta dei populismi di destra e sinistra (plebiscitari, antieuropei, secessionisti, ultra-personali, massimalisti e chi più ne ha più ne metta), noi crediamo invece sia possibile unire moderati e riformisti, accelerare il cammino delle riforme, affermare onestà e spirito di servizio, unire le forze migliori e realtà nuove del paese, dare risposte di crescita e lavoro per uscire dal buio della crisi
 
Il voto di domenica 25 è una tappa importante, ed è per questo che ti chiediamo di dare una mano concreta a Bruno Tabacci.
Grazie! 
 
Con un cordiale saluto

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