sabato 12 giugno 2010

ALLEANZA PER L'ITALIA

Alleanza per l'Italia è un movimento politico. Si riconosce nel manifesto per il cambiamento e il buon governo.

 E' un'alleanza tra persone,realtà  territoriali e associative provenienti da  esperienze diverse che organizzano un nuovo pprogetto politico. Vuole rappresentare anzichè  un partito in più  il nucleo promotore di una ampia e coerente aggregazione: democratica,liberale,popolare ,riformatrice.
Si oppone al populismo della destra,imperniata sul patto Berlusconi - Lega, che divide il paese; critica  quelle opposizioni che non riescono a proporsi come alternativa, tra un PD di sinistra e una corrente giustizialista illiberale.
Vuol mettere fine alla contrapposizione cieca che impedisce di valorizzare i diversi compiti di maggioranza e opposizione, di preservare il senso dello stato e di ricercare il bene comune.
Esempio di questa  avversione insanabile, la crisi della giustizia: paralizzata tra la difesa delle esigenze del premier e l'impedimento corporativo di riforme indispensabili in un paese civile.
Anche i politici che promuovono l'Alleanza per l'Italia hanno partecipato a questa stagione  largamente improduttiva. Ammettere di aver concorso ad errori è necessario ; rinunciare al cambiamento nella difficilissima situazione del paese , sarebbe viltà.
L'attuale bipolarismo ammalato è indifendibile ; una  moderna democrazia dell'alternanza deve consentire l'accesso e la  partecipazione
 di chi è escluso o si tiene lontano dalla politica. Per riuscire, è indispensabile una grande forza su cui far convergere dagli attuali  schieramenti , in guerra,   democratici e riformatori  ; moderati e liberali.
Alleanza per l'Italia  definirà un progetto per il paese, che accomunerà gli aderenti. Sceglierà alcune precise priorità di azione. Si rivolgerà a tutti gli Italiani e ai soggetti politici, civili e sociali disponibili a unirsi.
Si organizzerà con forti autonomia territoriali, incrociando partecipazione civica e collaborazione progettuale con il dinamismo della rete.  Iniziata   dall'assemblea nazionale di Parma.

mercoledì 9 giugno 2010

LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO DEMOCRATICO IN ITALIA

di Paolo Corvarola


Fra le componenti ideologiche più rilevanti di ALLEANZA PER L'ITALIA c'è anche quella cattolica democratica.
Il sostrato è quello dell'impegno politico democratico dei cristiani, tipico di tutto il nostro continente, ma realizzatosi con profondità qui in Italia, anche per le peculiari caratteristiche cattoliche italiane.
I principii morali e cristiani, già dalla seconda metà dell'Ottocento, si sono incontrati e si sono appropriati dialetticamente delle tre ideologie politiche nate nel secolo diciannovesimo e poi sviluppatesi nel corso del ventesimo, ovvero il Liberalismo, il Conservatorismo e il Socialismo. Di ognuna di queste tre ideologie, i cattolici italiani hanno accettato alcune idee, rigettandone o modificandone altre, e il tutto è stato innestato nel primo autentico partito cattolico del nostro Paese, il Partito Popolare, 1919.
Successivamente, l'erede del PPI, la DEMOCRAZIA CRISTIANA, ha ulteriormente elaborato questi principii nel corso dell'Italia repubblicana.
Del LIBERALISMO, l'ambiente cattolico ha accettato l'attenzione posta ai diritti umani e all'iniziativa individuale, rifiutando però il laicismo, e dando importanza all'individuo in una comunità e con doveri nei suoi confronti. La realizzazione di ognuno deve corrispondere alla realizzazione organica e complementare dell'intero complesso sociale. Quindi un individualismo moderato.
Del CONSERVATORISMO, si è condiviso l'accento sui valori morali (famiglia e diritto alla vita), sulla progressività dei cambiamenti sociali, senza il bisogno di palingenesi rivoluzionarie, sull'ordine e il rispetto della legge, sul rifiuto del comunismo. Ma non ci si è dichiarati indisposti al cambiamento e non diventa più essenziale la difesa dello status quo.
Del SOCIALISMO, ci si è appropriati dell'enfasi riguardo la solidarietà sociale, si è rifiutato l'egoismo liberista e si sono prese alla grande le distanze dal movimento fascista. Si è però detto sì all'economia di mercato e no alla violenza per il cambiamento.
E' evidente il ruolo centrale dell'identità cristiana, per i cui principii si è sempre avuto sospetto verso l'aborto e il matrimonio omosessuale. L'economia deve essere al servizio dell'umanità. Non si discute il Capitalismo, si discutono i suoi eccessi come monopoli e holding, in nome dell'economia SOCIALE DI MERCATO. Negli ultimi cinquanta anni del pensiero politico cattolico, le spinte liberali in economia (tipiche dei corrispondenti francesi e tedeschi) sono state bilanciate da forti correnti cristiane di sinistra, il cd. Cristianesimo Sociale.
I primi vagiti cattolici in politica nella realtà italiana prendono il via nel 1867 con i primordiali comitati promossi soprattutto nelle Università. Con lo scontro fra lo Stato e la Chiesa, dovuto agli eventi del 1870 e alla questione romana, risultato dell'intransigenza di Pio IX (n o n e x p e d i t), il movimento vive un forte disagio e si compone di intransigenti mal disposti verso l'anticlericalismo dello Stato Liberale. Sono soprattutto combattute le istanze massoniche, ritenute responsabili della realizzazione dello Stato Unitario liberale. Lo spauracchio del Socialismo rinsalda queste correnti, e ne favorisce un colloquio dialettico con lo Stato liberale, per contenere e preservare gli operai dal Socialismo, ed evidenziare le mancanze liberali in campo sociale.
La nascita nel 1874 dell'Opera dei Congressi, fondata a Venezia, non intende però ancora conciliare il Cristianesimo cattolico con la democrazia e la borghesia, ritenute in grado di corrompere l'ossatura sociale e in grado di portare all'arbitrio del popolo e alla demagogia del proletariato. Nasce una corrente intellettuale e paternalistica che trova uno sbocco nel 1884 nell'Unione Cattolica per gli Studi Sociali. Il suo esponente più in vista, primo nome importante dell'engage cattolico in politica in Italia, è Giuseppe Toniolo. Toniolo intende primariamente contenere la diffusione degli errori liberali e socialisti, e per far questo ritiene indifferibile l'impegno cattolico in campo sociale, con accentuazione dell'assistenza e della carità.
Il passo successivo fu la nascita di una CORRENTE DEMOCRATICO - CRISTIANA, connotata politicamente, che pone le basi della fondamentale autonomia del laicato cattolico dalla gerarchia ecclesiastica in campo politico e statale, riconosciuta dalla Chiesa solo con il Concilio Ecumenico Vaticano II. Denunciando i limiti del liberismo economico e del massimalismo socialista, Toniolo , Davide Albertario e altri intendono centralizzare i concetti di solidarietà e soprattutto conciliazione sociale, imprescindibili per un futuro partito cattolico.
Nel 1888 il "Programma dei cattolici contro il socialismo" chiede esplicitamente di mantenere un tessuto di piccoli produttori indipendenti e attenuare le durezze del capitalismo industriale. Si rivendica centralità quindi per la piccola proprietà contadina e per la classe media
Si arriva così al 1891 e alla RERUM NOVARUM. Leone XIII incoraggia l'impegno sociale dei credenti e l'associazionismo operaio. Tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche cooperano proporzionalmente al bene comune, dando questo risultato alle classi inferiori. occorre ridurre il potere statale e assicurare maggiore spazio a enti intermedi (famiglia, associazioni, enti locali).
Mentre don Albertario propone, nel 1896, di prepararsi, attraverso l'Opera dei Congressi, a superare il non expedit di Pio IX, sorgono le prime Leghe bianche, associazioni di contadini, operai e artigiani con finalità mutualistiche e solidaristiche.
Il nome DEMOCRAZIA CRISTIANA appare nel 1897, voluto dal sacerdote e deputato ROMOLO MURRI, un primo abbozzo di partito politico, con breve vita perchè ritenuto troppo accondiscendente al socialismo.
Nel 1904 si scioglie l'Opera dei Congressi e nel 1905 nasce l'AZIONE CATTOLICA, rilevando le varie FUCI, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana.
Un altro sacerdote, don Luigi Sturzo, intraprende negli anni Dieci una sterzata ideologica ormai irreversibile verso un partito di alternativa fra socialismo e liberalismo, oppositore in seguito del Fascismo. Il Partito sarà il PPI, PARTITO POPOLARE, fondato nel 1919, basato sui fondamenti del discorso programmatico di Caltagirone. Il Popolarismo ha un accento democratico e liberale, antiburocratico e antistatale, aperto alle questioni sociali. Dopo il Ventennio fascista, la Democrazia criatiana erediterà buona parte di queste istanze.

Elementi biografici su Angelo Bellato: un protagonista della vita politica alessandrina

di Umberto Lucia

Angelo Bellato nacque a Vittorio Veneto il 28 settembre 1900, figlio di Fausto, artigiano che costruiva e riparava carrozze, e di Adele Zilli. Angelo frequentò le scuole tecniche per ragionieri a Treviso e, a causa delle modeste condizioni economiche familiari, iniziò molto presto a lavorare rinunciando a continuare gli studi universitari. Aderì giovanissimo all'Azione Cattolica dove continuò la sua attività di aiuto sociale sino alla morte. Nell'ottobre 1917, a seguito della disfatta di Caporetto, le condizioni economiche della sua famiglia peggiorarono, dovendo così trasferirsi a Torino, dove morì la sorella di Angelo, Mary, vittima della pandemia della "spagnola". Il padre trovò occupazione presso l'azienda "Pininfarina", mentre Angelo si impiegò presso la sede locale della Banca d'Italia. In quegli anni entrò nella San Vincenzo, aderì al movimento dei popolari, legandosi particolarmente al gruppo di Gioachino Quadrello, segretario generale dell'Unione del lavoro, ed avendo contatti diretti con Carlo Trabucco, con Gian Cesare Bertone, segretario del Sindacato dipendenti dello Stato, con Renato Vuillermin e con Saverio Fino, esponenti del Partito Popolare Italiano, e, soprattutto, con Carlo Torriani, presidente del Consiglio Regionale Piemontese dell'Azione Cattolica, che fu per lui riferimento ed amico per tutta le vita. Infatti, nel 1924 fu trasferito alla filiale della Banca d'Italia in Alessandria, dove ritrovò proprio Torrioni, allora segretario provinciale del Partito Popolare Italiano e direttore del settimanale cattolico "La libertà": con lui iniziò il suo definitivo inserimento nella vita politica. Svolse azione sindacale e fu attivo nel movimento cooperativistico provinciale. Nello stesso 1924 conobbe l'opera educativa del canonico don Stornini, collaborando all'animazione e alla organizzazione del Circolo "Fede e Azione", di cui divenne presidente. Dal 1932 al 1936 fu presidente provinciale della Gioventù dell'Azione Cattolica. Nel 1934 si sposò con Clara Mantelli con cui ebbe cinque figli. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Bellato collaborò con il prefetto Punzo nel ripristino della normalità, dedicandosi parallelamente anche alla riorganizzazione delle forze cattoliche nella Democrazia Cristiana, di cui era divenuto segretario provinciale. Nel 1946 fu candidato al primo Parlamento della Repubblica, e fu eletto deputato alla Costituente per il Partito Cattolico nella circoscrizione Alessandria-Asti-Cuneo. Nel 1948 fu poi eletto deputato alla prima legislatura nella stessa circoscrizione e aderì al gruppo dei parlamentari degasperiani con più salde radici popolari. Accettò anche la candidatura alle elezioni amministrative della città divenendo consigliere comunale per 17 anni. Negli anni '70 Angelo Bellato abbandonò la politica attiva.
Morì in Alessandria il 30 giugno 1985

Bibliografia
Archivio Centrale dello Stato, Ministero Interni, Direzione Generale P.S., Div. AA.CC.RR., cat. G la, I vers., busta 35, fasc. 367, sottofasc. 4
Rangone B., 1985 (6 luglio), Angelo Bellato, La voce alessandrina, n. 27
Ratti G., 1985-1986, Ricordo di Angelo Bellato, Quaderno dell'Istituto per la storia della Resistenza di Alessandria e Asti, n. 16, a. VIII, pp. 245-246
Pansa G., 1967, Guerra partigiana, Laterza, Bari, pp. 15, 25

SOCIALDEMOCRAZIA E RIFORMISMO

di Paolo Corvarola

Anche il Riformismo, connesso con l'evoluzione socialdemocratica del pensiero socialista, è componente importante del bagaglio ideologico di ALLEANZA PER L'ITALIA. Chi scrive, per esempio, si riconosce in questa corrente.
A partire dagli anni Quaranta dell'Ottocento, si sviluppa in Francia una prima frangia di pensiero democratico-sociale, con istanze di riforma politica e sociale sostenute da spiriti democratici, di matrice borghese, e solo in un secondo momento tali istanze sarebbero state fatte proprie dal movimento operaio. Qualche lustro dopo, questa corrente emersa dall'iniziale socialismo utopico di inizio secolo, fece i conti con il socialismo scientifico di KARL MARX.
Il confronto con il marxismo indirizza le due forme di pensiero allo scontro più che all'accordo.
I socialdemocratici vogliono da subito portare avanti gli ideali del Socialismo in un contesto democratico, e ritengono che la transizione verso la società socialista debba essere attuata gradualmente, con un processo a tappe, avvalendosi di mezzi democratici, come il suffragio universale, e non con una svolta rivoluzionaria.
La base ideologica del pensiero riformista fa riferimento ai due teorici tedeschi della seconda metà del diciannovesimo secolo Eduard Bernstein e Karl Kautsky, entrambi formati dal marxismo e successivamente "eretici" rispetto al dogma marxista. Bernstein, in particolare, nell'opera I PRESUPPOSTI DEL SOCIALISMO E I COMPITI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA, 1899, rivede il marxismo, identificandosi nelle politiche dello Stato sociale e accettando la democrazia parlamentare. Non discute il mercato capitalistico, chiede un intervento regolatore dello Stato e redistribuzione del reddito in senso egualitario, volendo incrementare il processo egualitario con il suffragio universale, la scuola pubblica consistente e aperta soprattutto ai ceti inferiori e una progressività nelle imposte. Bernstein mette in soffitta la radice rivoluzionaria e operaia del marxismo, aprendosi anche alla rappresentanza dei ceti medi.
Kautsky adotta il Programma Minimo (o minimalismo) contrapposto al Programma Massimo (o Massimalismo), riformismo contro sbocco rivoluzionario, pur ponendo al termine del percorso la necessità della società socialista.
Intanto, sorgono i primi Partiti Socialisti. Il primo, anni Settanta dell'Ottocento, è quello tedesco, seguito dal francese. In Italia il PSI vede la luce nel 1892. Partito legalitario, in antitesi al sovversivismo delle correnti anarchiche. Nel 1889 si era creata la Seconda Internazionale, vera e propria Internazionale Socialdemocratica, che crollerà nel 1914, quando l'approvazione delle condizioni di guerra da parte dei socialisti tedeschi, spacca l'Internazionale in riformisti, considerati traditori dell'internazionalismo antibellicista proletario e massimalisti, pronti a cogliere l'occasione per una svolta rivoluzionaria. Essa arriverà nel 1917, con la Rivoluzione Bolscevica. Da allora, i rivoluzionari marxisti presero il nome di Comunisti.
Nel secondo Dopoguerra la maggioranza dei partiti socialdemocratici, fra il 1945 e gli anni Ottanta, abbandonò definitivamente ogni proposta di superamento del capitalismo, sostenendo riforme sociali all'interno delle istituzioni liberal - democratiche. Il suggello di questo si è avuto col celebre congresso della SPD a BAD GODERSBERG nel 1959.
E' emersa con gli anni Ottanta la cd. TERZA VIA, una politica riformista moderata volta a corrispondere meglio alle esigenze delle moderne società democratiche. Si è incentrato l'interesse sui servizi pubblici, sui diritti umani e sulle richieste di sviluppo, tagliando la tassazione e deregolamentando il campo industriale per favorire gli investimenti. Si richiedono soprattutto sanità e istruzione pubbliche, di abbandonare la nazionalizzazione, cavallo di battaglia dell'antico Socialismo e del Comunismo, e di avviare una privatizzazione, totale o parziale, di aziende e servizi di proprietà dello Stato.
Ma nell'orizzonte di tale Terza Via non si può prescindere dai principii di LIBERTA', EQUITA', GIUSTIZIA SOCIALE e SOLIDARIETA'.
Ora l'Internazionale Socialista, di cui fa parte il Partito Democratico Italiano, va verso uno schieramento progressista che integri sempre più le frange di sinistra del liberalismo (liberalismo sociale) e del cristianesimo democratico (cristianesimo sociale)
Questo apporto è uno dei patrimoni ineliminabili della nostra ALLEANZA PER L'ITALIA.

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