mercoledì 5 ottobre 2011

LA SCARSA COLLABORAZIONE DEI CONSIGLIERI DEL PD



            Intromettersi negli affari degli altri partiti è sempre antipatico, ma quello che sta succedendo è davvero paradossale, ma andiamo per ordine.
La giunta Scagni esce sconfitta dalle elezioni amministrative del 2007, Fabbio, l’attuale sindaco di Alessandria, vince le elezioni con il 62% dei consensi. Per il centrosinistra è una Caporetto.
In seguito alla disfatta, il PD, maggior partito di governo (Scagni), convoca un congresso straordinario che viene vinto dalle forze più riformiste del partito, mentre la corrente facente capo a Rita Rossa, Scagni, Mazzoni …viene sconfitta.
Il PD in Alessandria cambia profilo e finalmente classe dirigente.
Parise e Vignuolo diventano rispettivamente coordinatore e presidente del circolo PD di Alessandria.
Fin da subito i suddetti dirigenti hanno coinvolto il Gruppo Consiliare (tutti, tranne uno, al congresso schierati contro i riformisti). Ma fin da subito il gruppo consiliare si è mostrato riluttante alla collaborazione.
Quindi al partito non arrivava nessuna informazione da palazzo rosso.
I nostri eroi (consiglieri) si guardavano bene dall’informarci; sempre assenti alle riunione di partito e quando erano presenti solo per boicottare.
Nonostante l’avversione della vecchia guardia, il PD già nel 2009 denunciava alcune macro anomalie di bilancio economico e finanziario della giunta Fabbio: spese folli per manifestazioni equestri (vedi IL PICCOLO dell’epoca), scelte pelose per la collocazione dell’ospedale, assunzioni nelle partecipate,  ecc.
Prova ne è che alcuni di noi sono stati querelati per le suddette denunce.
E mentre il PD  martellava  con manifesti (ALESSANDRIA come CATANIA, OSPEDALE  MONEY) e con migliaia di volantini (CRAZY HORSE) per denunciare la mala politica della giunta Fabbio,  la vecchia guardia PD assieme al gruppo consiliare anziché fare opposizione alla giunta Fabbio faceva opposizione ai nuovi dirigenti del partito e al contempo lavorava per un nuovo congresso di partito.
 La giunta Fabbio, pertanto, avendo in consiglio comunale  scarso controllo dalle opposizioni, si è avventurata in pratiche finanziarie poco chiare fino a quando la Corte dei Conti ha posto un limite.
Quindi la singolare presa di posizione di Borioli, arriva con due anni di ritardo rispetto al fenomeno di finanza creativa adottata dalla Giunta Fabbio.
Anziché elogiare, il suo gruppo consiliare Borioli farebbe bene a “bacchettarlo” per aver fatto poca opposizione in consiglio e per non avere sostenuto ed aiutato il gruppo dirigente PD del 2007 che due anni prima di loro aveva denunciato la mala gestione della giunta Fabbio.
Questa è quanto accaduto nel PD negli ultimi anni il resto è storia recente. Anche per questo, non solo, con molto tristezza ho abbandonato il mio partito, il PD.
Gianni Vignuolo



LA MISERIA DELLA POLITICA ITALIANA di marco corrini

All’inizio degli anni ’70 per noi giovani di allora era di moda essere di sinistra, ci piaceva l’idea della ribellione sociale e ancor più quella della libertà sessuale che era bandiera del PCI di quel tempo.
Dall’altra parte la Dc si presentava come la casa degli snob, i figli di papà e perfino quello slogan: “Sono un bianco fiore simbolo d’amore” rievocava scenari ambigui, insomma: a noi duri, con l'eskimo e la barba incolta, sembrava un... Partito di finocchi.
Presi la tessera dei giovani comunisti  non ancora 17enne, ma notai quasi subito che c’era qualcosa di strano: a dispetto delle battaglie femministe la dirigenza era tutta in mano ai maschi e l’unica donna era Nilde Jotti che, secondo me, era un travestito e aveva le palle. L’attivismo femminile era formato da donne esaltate che bruciavano i reggi seni in piazza e ti parlavano fumando il sigaro; se la discussione degenerava cercavano di addentarti le parti intime per staccartelo a morsi.
Per un comunista la Russia era la madre patria, il luogo dove tutto aveva inizio, il punto di riferimento della dottrina. La prima volta che mi recai a Mosca fui accolto da un “compagno” che in segno di affetto mi diede 3 baci sulla bocca. Aveva la barba ispida e mi faceva veramente schifo (in verità, mi avrebbe fatto schifo anche con la pelle liscia come il culo di un bambino). Mi dissero che era il loro modo di salutare ma io restai interdetto e cominciai a chiedermi se i finocchi fossero veramente solo i democristiani snob.
Nel resto del soggiorno, compresi che anche la tanto sbandierata libertà sessuale esisteva solo perché le ragazze la davano via per 3 o 4 penne Bic o un paio di calze di nailon, simbolo principe del capitalismo occidentale.
Tornato in Italia stracciai la tessera del Partito e abbandonai definitivamente la politica.
Il tempo passò e verso la fine degli anni ’70 Marco Pannella e Adele Faccio mostrarono al Paese che l’anticonformismo non aveva più la bandiera con la falce ed il martello ma quella Radicale. Le battaglie sociali di Pannella erano veramente coinvolgenti. In quel tempo io ero uno dei pionieri delle Radio Private Italiane e l’iniziativa di una Radio Radicale mi incuriosiva tanto che fui tra gli ascoltatori di alcune delle sue primissime trasmissioni. Ricordo ancora, come fosse oggi che, c’era un disgraziato che faceva un programma dedicato al travestitismo nel quale, con voce decisamente effemminata, disquisiva sul fatto che ciascuno di noi nella vita aveva sicuramente desiderato indossare abiti femminili e probabilmente lo aveva fatto. In particolare, descriveva minuziosamente quelle intime e piacevoli sensazioni che (secondo lui) prova un uomo mentre indossa un paio di velatissimi collant e dava consigli sul modo corretto di provare questa esperienza. L’uomo, si, beh, insomma, “Il conduttore”, passava anche in trasmissione, rigorosamente in diretta, le telefonate che riceveva, la maggior parte delle quali lo mandavano a cagare senza mezzi termini.
Smisi di seguire anche Pannella e maturai la convinzione che la politica non faceva proprio per me.
Dopo lunghi anni di passioni arrivò la Lega con uno slogan finalmente accattivante ed in linea con quello che era il mio pensiero di uomo ormai maturo "Noi ce l'abbiamo duro !!". Ammetto che fui affascinato da quel messaggio semplice, diretto ed intuitivo ma le spinte secessioniste di Bossi mi dissuasero dal prendere parte a quel progetto politico.
Finalmente venne la Seconda Repubblica dove tutto prese ad avere un senso ed il Sistema politico italiano nostrò il suo vero volto: una Sinistra con Vendola e Luxuria passando per i vizietti di Marrazzo e una Destra con Berlusconi e la Brambilla passando in mezzo alle gambe della Minetti.
Grazie di esistere Cavaliere, mi ha fatto riassaporare il gusto della politica.
Marco Corrini

martedì 4 ottobre 2011

RUTELLI : IL PDL PRENDA ATTO CHE QUESTA STAGIONE E' FINITA

«La maggioranza che ha portato Berlusconi alla vittoria non c’è più, dopo la rottura con Fini, che ha fatto la scelta coraggiosa, rischiosa e difficile di fondare Futuro e Libertà e di passare all’opposizione, considerando quindi chiusa la stagione del Pdl populista, che non ha mantenuto le promesse». Lo ha detto Francesco Rutelli leader dell’Api intervenendo a Sky. «Siamo in una stagione nella quale Berlusconi non può nemmeno camminare per strada, perché le persone normali lo fermano e gli dicono “hai promesso e non hai mantenuto”. Sono molti coloro che tra la risma dei sostenitori della prima ora e anche dell’ultima oggi si differenziano, sanno che è la fine di una stagione, di un’epoca. È chiaro che la Lega lo fa in modo più disordinato, e si illude di tirare avanti parlando di secessione. Tuttavia - prosegue Rutelli - la maggioranza resiste perché i voti di Fini sono stati in parte sostituiti da deputati di ventura che prima bombardavano Berlusconi, lo criticavano, lo consideravano un pericolo per il Paese, ma da allora hanno trovato modo di accomodarsi». «Ora mi chiedo – conclude Rutelli – ci sono deputati del Pdl che senza sconfessare le idee liberali e moderate che li hanno animati, ma prendendo atto dell’esaurimento di questa stagione, sono pronti a dire adesso, nell’ultimo anno e mezzo di legislatura, si faccia la convergenza di quella larga parte del Parlamento che è pronta a fare le riforme che sono indispensabili per salvare il Paese. Ci vuole un drappello di coraggiosi, coerenti, che dicano a Berlusconi “nessuno vuole perseguitarti, questa stagione è finita; bisogna guardare all'interesse generale”».

LETTERA APERTA di edgardo canuto


PIER FERDINANDO CASINI, GIANFRANCO FINI, RAFFAELE LOMBARDO,
FRANCESCO RUTELLI, LUCA DI MONTEZEMOLO

Scrivo a voi perché avete dimostrato con i fatti e con le intenzioni di volervi spendere per la costruzione di un soggetto politico moderato che sappia interpretare e dare voce alla migliore parte della società italiana.
In questo periodo di attesa, quasi al termine di un tunnel troppo lungo ed oscuro, varie forze politiche e personalità di spicco del mondo moderato stanno dando vita ad iniziative e proposte di valore che però hanno spesso il limite della disunità.
Credo invece che, ora come non mai, chi ha i mezzi e le capacità per proporre un progetto di nuova etica pubblica, un modello riformatore delle Istituzioni e dell’economia, un patto credibile e serio con il Paese, abbia il dovere di favorire una larga condivisione di tali obiettivi .
Condividere vuol dire unire le forze, dialogare, progettare insieme (e non ognuno a “casa” propria)  la Nuova Italia che è possibile realizzare.
Qualcuno potrebbe obiettare che i tempi non sono ancora maturi, che non è ancora scattata “l’ora X”, che la nascita di un compiuto soggetto elettorale moderato si realizzerà solo dopo l’implosione del blocco che ci “governa” .
Altri affermano che il vero problema è quello della leadership nella presunzione che nessuno di voi, al momento decisivo,  vorrà fare un passo indietro.
Io so per certo (e voglio sperare) che i problemi che rallentano una sintesi virtuosa ed un’ unità d’intenti non sono quelli della tattica o quelli legati alle aspirazioni personali.
Comprendo che in momenti di transizione e di confusione come quello che stiamo vivendo occorra essere prudenti e non impulsivi.
E’ giusto non perpetuare errori del passato , le “fusioni a freddo” o i “partiti del predellino” , che hanno generato più problemi che vantaggi per il nostro sistema democratico.
Un passo importante è stato compiuto con la creazione del Terzo Polo, che oggi si presenta unito nella sua rappresentanza presso la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica.
Ma concorderete con me che serve di più!
E qui mi rivolgo esplicitamente a Luca di MONTEZEMOLO affinché entri inequivocabilmente, con la sua Associazione,  all’interno del percorso già tracciato dai fondatori del Terzo Polo, portando in dote le interessanti idee e proposte, l’indubbio consenso  e la competenza e credibilità sua e dei suoi collaboratori.
Credo che ora come non mai la cautela e la riflessione debbano andare di pari passo con il coraggio, perché è necessario scardinare le attuali geometrie politiche che hanno dato pessimi risultati.
Molti cittadini sono in attesa.
Lo sono coloro (almeno un terzo) che non sanno se la prossima volta andranno a votare.
Lo è chi ha creduto ed appoggiato il bipolarismo e visti i risultati attende un’ alternativa valida, che garantisca riforme e governabilità e che si ponga la sfida di essere forza maggioritaria.
Non sembri  un’eresia il mio richiamo ad un obbiettivo tanto difficile.
Se Terzo Polo (che già a livello semantico trovo riduttivo) diventa sinonimo di “ago della bilancia” allora il progetto farebbe davvero poca strada, incontrerebbe poco entusiasmo,  avrebbe troppo poco respiro per essere vincente.
Anche rischiando di essere tacciati per sognatori ed incoscienti o si punta in alto oppure il rischio è quello di essere correi nella costruzione di una nuova legislatura identica a quelle precedenti.

Per valutare se davvero ci sono le condizioni per la gemmazione di una  coalizione realmente forte e rappresentativa occorre, come dicevo,  rompere ogni indugio, “esserci tutti”  e dare vita in tempi rapidi ad una Costituente delle forze moderate.
All’ordine del giorno dovrà essere posto il problema della sintesi di un programma unitario e come rispondere credibilmente alle forti critiche etiche ed estetiche che covano nell’animo della maggior parte dei cittadini disgustati dal pessimo spettacolo che in generale la politica ha dato di sé negli ultimi anni.
La questione del rinnovamento della classe politica sarà indispensabile per ottenere credibilità e per  evitare il perpetuarsi di dinamiche già in atto e non più accettabili.
Penso a tutti i politici che oggi sono in stand-by o che stanno negoziando “il salto della quaglia” e che si spenderanno pubblicamente (partendo da posizioni di privilegio)  solo quando la barca starà per affondare, salendo sulle scialuppe che li traghetteranno verso il mantenimento del loro status quo.
Se qualcuno pensa di proporre e, peggio, di accettare questo sistema,  la speranza di una nuova fase per il nostro Paese sfumerà miseramente ancora una volta.
E’ per questo che Vi ho scritto: per chiedervi di muovervi, di muovervi insieme presto  e bene.
Nel complesso panorama politico italiano Voi solo oggi avete il privilegio e l’opportunità di proporre e realizzare davvero qualcosa di nuovo ed importante.
Gettate ancora una volta il cuore oltre l’ostacolo – come altre volte avete fatto in passato – e fate compiere alla politica italiana quel balzo coraggioso necessario per la costruzione di un futuro migliore e di una nuova grande Speranza Comune.
… ci conto!
Con viva cordialità

Edgardo Canuto

lunedì 3 ottobre 2011

GLI ESAMI DEL SANGUE di gianni vignuolo


Ogni mattina al Gardella si recano oltre 300 persone per fare gli esami del sangue
- l’attesa è di circa  di ore 2.5  a volte anche di più
- tra questa grande quantità di persone ci sono: giovani, meno giovani, anziani, vecchi, donne incinte, persone con malattie gravi e molto gravi. La sala di attesa è dotata di pochissime sedie rispetto alla mole di persone. Il paziente con patologie gravi dovrebbe essere coccolato, vezzeggiato, custodito da una società moderna, prima dell’esame, noi al contrario lo caliamo in una massa vociante di persone costringendolo a stare in piedi per lunghe ore.
- quindi più che un ambulatorio, il Gardella al mattino sembra un girone infernale.

-Ogni mattina al Patria si recano pochissime persone per fare gli esami del sangue
- l’attesa è inferiore ai 10 minuti a volte anche meno
Negli ambulatori territoriali ( Spinetta, Cristo…) il prelievo è immediato! Le persone mantengono la loro riservatezza, hanno a disposizione più spazio e un posto per la breve attesa.

Le due strutture sono organizzate diversamente perché hanno compiti diversi, la prima (Gardella) fa parte dell’azienda ospedaliera, la seconda è ASL e si occupa del territorio. L’unica cosa che accomuna le strutture è la grande professionalità degli operatori sanitari. Nonostante la grande mole di lavoro mattutino al Gardella sono sempre premurosi e professionali, al Patria quello che emerge è l’umanità e la competenza. D’altra parte l’operatore sanitario non è un mestiere ma una vocazione.
Quindi affermare che gli operatori sanitari siano dei fannulloni è una bestemmia.

Ma nonostante l’impegno degli operatori sanitari qualcosa non funziona e non è certo per loro responsabilità se al Gardella per un prelievo si aspetta oltre due ore e al Patria solo pochi minuti.
-         poca informazione?
-         I medici di base non informano a dovere i loro pazienti?
-         I cittadini non si fidano allo stesso modo dei loro rispettivi laboratori d’esami?
-         È una questione economica tra le due aziende?

Non essendo un esperto del settore non posso rispondere ai quesiti suddetti, magari risponderanno i dirigenti responsabili delle strutture sanitarie per meglio chiarire, io mi limito a fotografare un disservizio.
I cittadini non fanno nessuna differenza tra ASO e ASL  queste sono aspetti tecnici da dirigenti aziendali; il cittadino si aspetta una cura adeguato e possibilmente tempestiva a prescindere, l’organizzazione del servizio spetta al Direttore ma soprattutto spetta alla Politica.
Quindi il Presidente della Regione attraverso il suo Ass.re e a sua volta attraverso una serie di dirigenti organizza il sistema sanitario locale.
Anche i sindaci per fortuna hanno un ruolo e delle responsabilità nel sistema sanitario locale, purtroppo però alcuni sindaci anziché avere interesse a migliorare i servizi ai propri concittadini sono molto più interessati alla nomina dei direttori sanitari. Peccato!

 Pur non essendo un tecnico sanitario consiglio sommessamente di evitare che oltre trecento persone si ammassino al Gardella mentre il Patria pur avendo le stesse capacità resti vuoto! Sono consapevole che i budget regionali per la sanità sono sempre più esigui credo però che questa riorganizzazione sia a costo zero…almeno credo.
 Non dimentichiamo per ultimo che la civiltà di un grande Paese si misura dal grado di assistenza medica che lo Stato offre ai propri cittadini.
 Gianni  vignuolo

domenica 2 ottobre 2011

Sei stato invitato a visualizzare l'album di foto di Alleanza per l'Italia: Labro 2011 (in aggiornamento)
Labro 2011 (in aggiornamento)
31/ago/2011
di Alleanza per l'Italia
Messaggio da API Alessandria:
Album foto festa labro
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