venerdì 8 aprile 2011

ESAME DA RIFARE ( di roberto milano)

DIPLOMA ANNULLATO, ESAME DA RIFARE: NON E' UN FILM MA LA REALTA' Chi di noi non ha ancora gli incubi a pensare a quella "notte prima degli esami"? Beh, sicuramente i film riproduconosempre la drammaticità e l'angoscia di quella situazione. Tuttavia la vicenda diventa più drammatica quando si ha trent'anni o più e una sentenza ci dice che ha dovuto annullare il nostro esame in quanto non sostenuto regolarmente. Sembra la trama di un film, ma invece è la triste realtà. Più di cento ex studenti siciliani, per la precisione 150, si sono visti annullare il proprio diploma, in quanto tra il 2000 e il 2004 gli allievi degli Istituti privati di Palermo e precisamente Oriani, Verga e Colombo, secondo una sentenza, avrebbero distribuito dei diplomi di maturità falsi. La cosa eccezionale è che decine di studenti non superavano e addirittura nemmeno sostenevano l'esame, ma ugualmente conseguivano il titolo di studio. Molti di questi erano allo scuro dell'inganno e del raggiro operato per mano di presidi e impiegati, tant'è che i "truffati" si sono subito costituiti parte civile al processo, ottenendo un risarcimento di circa tremila euro. Come riporta "La Stampa.it" "L’indagine è del 2006, ma solo adesso i titoli sono stati annullati con la sentenza del Tribunale. A far partire i controlli era stata proprio una segnalazione del Provveditorato e una perizia condotta da un organo ministeriale aveva dimostrato che i titoli erano carta straccia. E adesso andranno al macero.". Non è uscito da molto al cinema il divertente film di Paolo Genovese, che vedeva impegnati Raoul Bova, Ricky Memphis, Paolo Kessisoglu, Luca Bizzarri e molti altri, dal titolo "Immaturi"; dove ex studenti ormai quarantenni dovevano risostenere l'esame di maturità in quanto il Ministero della Pubblica Istruzione aveva annullato loro l'esame di maturità. Beh, che dire? La realtà supera sempre e di gran lunga la fantasia!! Ora questi poveri ex allievi palermitani hanno già provveduto a presentare la domanda per sostenere l'esame di maturità perchè molti di loro, rifare gli esami rappresenta una necessità. Infatti diverse persone si trovano nella condizione per cui il titolo di studio conseguito rappresenta uno dei requisiti fondamentali per il lavoro che svolgono. Pertanto venendo questo a mancare, rischiano di perdere anche il posto di lavoro. Infatti per esempio una persona che chiameremo Pincopallino, è diventato maresciallo dell'Esercito ma ora venendo a mancare il titolo di studio ritornerebbe al grado di sergente oppure Pincopallino2 che rischia il posto in Comune. Bene, anzi male: come è possibile che accadono cose del genere? Ci sono quarantenni e perfino cinquantenni professionisti nel loro settore che hanno già sostenuto l'esame e altri invece che hanno voluto attendere la sentenza e che ora si trovano con "un pugno di mosche in mano". BLOG: - Dite la vostra sull'intera vicenda?Secondo voi pensate che questa sia una tipica vicenda italiana? Di tutto ciò ci sentiamo incuriositi, indignati o rassegnati?

mercoledì 6 aprile 2011

DOCUMENTO DEL DIRETTIVO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE

Documento del direttivo dell'Assemblea nazionale L’Assemblea Nazionale dei Delegati Regionali e Provinciali di Alleanza per l’Italia, riunita a Roma nei giorni 2 e 3 aprile 2011, nell’approvare la linea politica nazionale così come espressa e sintetizzata dalla relazione introduttiva del presidente dell’Assemblea Bruno Tabacci, dal dibattito assembleare, dalle conclusioni del presidente di API, Francesco Rutelli, si riconosce nei seguenti obiettivi: difendere i princìpi della nostra Carta Costituzionale, in particolare l’Unità della Repubblica e l’autonomia degli organi costituzionali; dare nuova autorevolezza alle nostre Istituzioni, mortificate e condizionate nel quotidiano dalla rissosità politica di una classe dirigente autoreferenziale e incapace di dare prospettive alle nostre comunità. Uno Stato coeso ha bisogno di Istituzioni stabili, credibili, forti di un popolo che le sostenga; continuare a contrastare in Parlamento e nel Paese un federalismo fasullo, per le caste e non per i cittadini, che comporterà un aumento delle tasse e della burocrazia e un’ulteriore distanza delle opportunità tra Nord e Sud; proporre, insieme agli altri partiti del Nuovo Polo, le riforme necessarie a dare all’Italia una nuova prospettiva di crescita economica senza la quale non ci sarà futuro per i giovani e per le loro famiglie; non ci sarà futuro per le nostre imprese che hanno in questi anni di crisi sostenuto l’Italia ma che oggi soffrono e non vedono sbocchi per l’avvenire; rilanciare la coerente collocazione internazionale dell’Italia nella sua dimensione europea e transatlantica e alimentare il dibattito attorno all’interesse nazionale con particolare riguardo ai rivolgimenti in corso nell’area di prossimità del Mediterraneo; caratterizzare le prossime elezioni amministrative del 15/16 maggio 2011 con la buona politica, fatta di candidati autorevoli, buoni comportamenti e idee giuste, alternative alla demagogia che si è impossessata dei due schieramenti rispetto ai quali API si propone come una innovazione politica credibile; sollecitare l’impegno dei coordinamenti nazionali costituiti da API/FLI/UDC sulle difficoltà che a livello territoriale si riscontrano nell’abbandonare il senso di appartenenza delle famiglie politiche di origine per lavorare insieme alla costruzione del Nuovo Polo. Bisogna infatti scomporre l’attuale quadro politico per ricomporlo attraverso nuove alleanze; bisogna lavorare per un Nuovo Polo ricco di idee, di proposte, di programmi, capace di contribuire ad un’azione politica e di Governo più efficace; continuare a sostenere l’impegno dei giovani in API, la loro partecipazione alla politica attiva e la rappresentanza negli organi direttivi del Partito, anche a livello locale; L’Assemblea Nazionale stabilisce inoltre di: affidare al Direttivo Nazionale il compito di elaborare la posizione politica di Alleanza per l’Italia rispetto ai quesiti referendari oggetto della consultazione del 12 e 13 giugno 2011; delegare al Comitato Promotore il compito di assolvere gli adempimenti necessari ad assicurare la continuità amministrativa del nostro movimento; delegare il Consiglio Nazionale ad approvare il regolamento per lo svolgimento dei congressi territoriali; delegare il Direttivo Nazionale ad approvare entro il 30 giugno lo schema definitivo dello Statuto di API, elaborato dalla Commissione nazionale per lo Statuto; delegare il Direttivo Nazionale a prorogare il termine della campagna di tesseramento sino al 30 giugno 2011 in modo da consolidare il consenso che deriverà dai nuovi appuntamenti elettorali, nella prospettiva di continuare l’azione di promozione del partito su tutto il territorio nazionale, favorendo la partecipazione e attivando fattivamente gli organi collegiali costituiti, pena la decadenza degli stessi. Letto e approvato a Roma, il 3 aprile 2011

QUALE SCUOLA PER INSEGNARE IL DIALOGO POLITICO ( di umberto lucia)

Umberto Lucia Quale scuola per insegnare il dialogo politico? L’etimologia della parola politica è greca, da “πόλις” (polis, città), “πολιτικος” (politikós), e Aristotele ne fornì una definizione connessa con l’amministrazione della città intesa come il bene comune, di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. La politica, nella sua accezione più generale, riguarda tutti noi, in quanto soggetti appartenenti alla nostra società. Non è, quindi, una attività peculiare solo di chi svolge l’attività di professionista della politica. Politica è occuparsi in qualsiasi modo di come viene gestito lo stato o sue strutture territoriali. L’attività politica può essere classificata in base all'aspetto della società e dei suoi rapporti in cui viene analizzata politics connessa con le dinamiche attuate dai vari partiti per riuscire a gestire il potere politico, policy intesa come le leggi le strutture normative attuate dal potere politico per gestire la cosa pubblica, polity connessa al consenso da parte della collettività nei confronti del potere politico e la coesione strutturale della società. Questi tre aspetti si intrecciano e si influenzano tra loro, attuando dinamiche complesse. In Grecia erano note tre forme di governo: la politeia la forma di governo in cui a esprimere il potere è la popolazione; l’aristocrazia (dal greco aristoi, i migliori) con la quale si intende il governo dei più adatti a governare in contrapposizione alla sua corruzione l’oligarchia (da oligoi, pochi) ovvero il governo di pochi, non necessariamente i migliori; la monarchia (da monos, solo) con la quale si indica il governo di un solo uomo, la cui degenerazione è tiranno con cui si indicava colui che si impossessava illegalmente del potere. Facendo un salto storico e considerando il 1500 si incontra l’interpretazione di politica introdotta da Machiavelli che ne Il principe introduce la distinzione tra etica civile e etica statuale. Successivamente anche Thomas Hobbes considerava la funzione politica derivante da un patto originario tra uomini liberi. John Locke, poi, formulò anche l’idea che il sovrano dovesse rispettare i diritti fondamentali come la proprietà privata. Fondamentale è nella storia del pensiero politico l’opera di Montesquieu, L'ésprit des lois, dove venne introdotta la distinzione dei poteri come principio base per evitare la tirannide. La politica, intesa in senso più elevato deve fondarsi sul confronto, sulla capacità argomentativa, sulla dialettica. L’origine della dialettica può essere ricondotta sino a Zenone, che la utilizzava come strumento di contrapposizione per giungere alla verità sulla base del principio di non contraddizione, ricorrendo all'uso dei paradossi. Un metodo simile era usato anche da Socrate che cerca di trovare le contraddizioni interne nelle tesi dell'interlocutore, scomponendone gli enunciati e raffrontandole con la conoscenza culturale. Con i sofisti la dialettica viene a coincidere con l’eristica, cioè con l’arte di affermare la propria tesi durante le discussioni, confutando le affermazioni dell’avversario, ma senza riferimento alla loro intrinseca verità o falsità. Con Platone, la dialettica diviene lo strumento per eccellenza della filosofia, essendo la via privilegiata per risalire dal molteplice all’unità dell’Idea, cioè con l’origine e il fine della conoscenza. Aristotele sviluppa socratico e platonico, distinguendo, però, la dialettica dall'analitica. L’analitica studia la deduzione che muove da premesse vere per giungere a conclusioni logicamente fondate, le dimostrazioni cui siamo abituati dalla matematica che studiamo a scuola. La dialettica aristotelica ha per oggetto i ragionamenti che si riferiscono ad opinioni probabili, rappresentando, perciò, una logica dell’apparenza, in quanto la conclusione, pur derivando razionalmente dalle premesse, non è necessaria, perché non sono necessarie le premesse in sé da cui deriva. Così, nel tempo la dialettica per Kant diviene la logica dell’apparenza, finalizzata a evidenziare l’aspetto illusorio dei giudizi trascendenti. La concezione kantiana della dialettica, intesa come esercizio critico di riconoscimento del proprio limite, venne ripresa dagli idealisti Fichte e Schelling, i quali le attribuirono la capacità non solo di riconoscere, ma anche di creare o di porsi anche un limite. Secondo Arthur Schopenhauer la logica ricerca la verità, ma la dialettica si interessa solo del discorso. L’unica dialettica veramente importante è dunque la dialettica eristica, ossia l'arte di ottenere ragione. Secondo Schopenhauer è più importante vincere il confronto verbale, piuttosto che dimostrare di aver ragione, perché spesso il pubblico potrebbe non essere interessato alla verità dell’argomento, ma solo allo scontro verbale, e quindi non avere la pazienza o la preparazione necessaria a seguire la dimostrazione. Questa riflessione sta diventando troppo lunga, quindi occorre terminarla. E' stato un veloce e superficiale viaggio nel significato della politica e nell'arte di argomentare nel confronto politico, cosa che attualmente pare spesso dimenticata dalla maggioranza dei politici che, durante i confronti televisivi, dimenticano l'arte della dialettica e scendono a duri confronti spesso non fondanti sulla ragione, ma sul tono della voce. Sarebbe più opportuno ricercare politici attenti alle necessità del popolo e capaci di argomentare in modo dialettico le proprie posizioni, con un confronto chiaro e non oltraggioso né dei propri avversari né dei propri concittadini. Concludo la riflessione con una frase proprio di Aristotele: la dignità non consiste nel possedere onori ma nella coscienza di meritarli.

NEL 1961 IO C'ERO ( di marco corrini )

Nel 1961 io c’ero. Ero certamente giovanissimo e non in grado di comprendere il significato delle celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia ma comunque c’ero. Era un’Italia divisa economicamente, con un sud povero e rurale ed un nord nel quale si iniziava ad intravedere quella che sarebbe stata la rivoluzione industriale. Era un’Italia profondamente divisa anche politicamente con una DC al potere ed un PCI relegato ad un’eterna opposizione, anche se non così distante, nelle preferenze elettorali, dal Partito di Governo. Era l’Italia del miracolo economico, un miracolo reso possibile proprio dalla collaborazione nascosta e mai apertamente dichiarata dei 2 blocchi politici contendenti. Del miracolo economico del dopoguerra ha beneficiato il nord del Paese ed il divario col Mezzogiorno è andato fortemente dilatandosi. Oggi a 50 anni di distanza abbiamo un Paese ancora più diviso con l’aggravante di una politica inchiodata nel gioco della contrapposizione ed incapace di fare da traino all’economia. 150 anni fa l’Italia nacque per iniziativa di Cavour e Garibaldi. Quest’ultimo era un mercenario che vestì i panni del conquistatore e partì alla volta di Marsala con un’azione di aperta aggressione nei confronti del Regno delle due Sicilie e della Corte Borbonica. In realtà a Garibaldi, probabilmente, non importava nulla di unificare l’Italia, gli interessava solo soddisfare la sua brama di conquista e ottenere (quasi imponendolo) il titolo di Vicere che gli venne poi conferito dai Savoia per i suoi servigi. Questa premessa è fondamentale per capire ciò che è avvenuto in seguito. L’atteggiamento del sud conquistato non è stato diverso da quello di tutti i popoli conquistati anche in epoche più recenti. La nuova amministrazione sabauda era rappresentata da un eroe conquistatore che non aveva certo interessi a gestire territorio e popolazione (Garibaldi era un guerriero, non uno scalda sedie) con un Governo centrale lontano e disinteressato. In quello scenario presero facilmente la prevalenza i potentati locali che occuparono tutti i centri economici e di potere, quegli stessi potentati che poi nel tempo diedero origine ad una sorta di amministrazione alternativa ed occulta che fu l’embrione del fenomeno mafioso. Al tempo stesso il disinteresse della Monarchia Sabauda per quelle popolazioni portò al rapido impoverimento culturale di quei territori e all’appiattimento sociale distruggendo ogni più piccola fiammella di iniziativa privata e di innovazione. Se ben ci si pensa è successa la stessa cosa nei Paesi dell’est europeo nell’immediato dopoguerra, durante la dominazione sovietica. Chi ha potuto vedere quei luoghi in quel periodo, si ricorda benissimo di gente svuotata, che trovava solo rifugio nell’alcol, priva di prospettive, consapevole di essere schiavizzata e che proprio per una sorta di reazione istintiva, aveva ridotto al minimo le proprie attività quasi a non voler collaborare con l’invasore, adattandosi alla logica dell’assistenzialismo socialista. La dominazione sovietica sull’est Europa è durata 40 anni, terminati i quali la gente ha ripreso il proprio ruolo facendo ripartire i loro Paesi. Purtroppo la dominazione italiana sul meridione dura da 150 anni e dobbiamo convivere con una situazione ormai cristallizzata. Se sposiamo questo ragionamento, che pure ha rilievi storici di una certa valenza, appare fondato il principio leghista teso alla suddivisione del Paese in stati indipendenti e magari solo formalmente federati tra loro, non foss’altro che per permettere al sud di riacquistare la propria identità economica e culturale. In realtà non dobbiamo scordare che la politica internazionale degli ultimi 30 anni è stata di tipo aggregativo e ha avuto per obiettivo l’unione europea e con essa l’integrazione di tutti i popoli e i territori emarginati. Purtroppo la politica italiana, caratterizzata dalle sue profonde divisioni interne, non ha saputo cogliere questa formidabile spinta aggregativa (almeno non l’ha colta all’interno dei propri confini) e ha lasciato che il meridione continuasse nel più totale abbandono istituzionale. La cosa in fondo non deve sorprendere: come può una politica profondamente divisa in compartimenti stagni e opposti tra di loro, una politica ferma nel più totale immobilismo e dominata dalle contrapposizioni e dalle logiche di potere, come può questa politica essere motore dell’unità del Paese ??? Infatti non lo è stata e il Paese oggi è più diviso di prima sia economicamente che culturalmente. Il Mezzogiorno d’Italia ha oggi le stesse infrastrutture che aveva 50 anni fa ma con l’aggravante di 50 anni di incurie, il territorio frana, le case si sgretolano, la amministrazioni disperdono fiumi di denaro pubblico a fini di interesse personale dei politici, la popolazione vive di assistenzialismo e connivenze, l’economia recede in continuazione, la poca imprenditoria che resiste è taglieggiata dalla malavita organizzata, lo Stato è assente e la società è ancora di tipo feudale con i potentati locali di stampo mafioso a farla da padroni. Tutto questo è stato reso possibile dalle divisioni della politica italiana e la responsabilità di questo stato di cose non può che essere addebitata a tutti i nostri politici, di destra e di sinistra, nessuno escluso. E’ certamente importantissimo che vengano arrestati decine di illustri Capi mafia ma se a questi arresti non corrisponde una adeguata, capillare ed irreprensibile presenza politico- amministrativa e gestionale dello Stato, tali successi diventano inutili perché in tempi rapidissimi i potentati malavitosi si riorganizzano individuando nuovi leader e lasciando immutato lo scenario generale. Eppure l’eredità di Garibaldi ci fornisce, specie in questo momento di grave dissesto economico internazionale, una grandissima opportunità. Una fondamentale Legge dell’economia suggerisce che un Paese fortemente arretrato possa, con gli interventi adeguati, realizzare molto facilmente e rapidamente un importante balzo economico mentre per contro, l’ulteriore incremento economico di un Paese già fortemente sviluppato risulta difficilissimo da realizzare e comunque richiede sforzi immani. Si tratta dello stesso principio per il quale un’azienda, con un progetto vincente ed un adeguato piano di investimenti, riesce ad aumentare il proprio fatturato da 0 a 5 in modo rapido e con sforzi contenuti mentre l’operazione risulta difficilissima e a volte impossibile quando, raggiunta una posizione di leadership sul mercato, si richiede un banale incremento anche solo di 1 misero punto percentuale. Garibaldi ci ha consegnato un Paese nel quale coesistono un nord altamente sviluppato che cresce al ritmo delle migliori economie mondiali e un sud caratterizzato da livelli di arretratezza da terzo mondo nel quale l’economia è, se possibile, in fase di ulteriore recessione. Questa paradossalmente oggi è la grande fortuna del nostro Paese. Anche uno studente al primo anno di economia comprende che l’investimento in un programma di sviluppo nella parte più degradata del Paese può rappresentare un, relativamente facile, enorme balzo in avanti del PIL dell’intera nazione mentre lo stesso investimento fatto nel nord sviluppato avrebbe effetti trascurabili. Per questa ragione dobbiamo contrapporci con forza alla logica populista e separatista della Lega, con un’argomentazione chiara ed inconfutabile “ IL SUD NON E’ UN PESO MA E’ UN GRANDISSIMA OPPORTUNITA’ “ Fin qui l’aspetto meramente economico e sociale. Occorre tuttavia considerare che un discorso sullo “Stato dell’Unione” non può prescindere dall’affrontare il tema idealistico. L’azione di Garibaldi ha consegnato alla storia un paese politicamente unito ma essendo stata un’azione di conquista non è riuscita a dare agli abitanti l’identità di Italiani. Probabilmente è questo il motivo per cui gli abitanti della penisola hanno uno scarsissimo spirito di appartenenza e i sociologi sono quasi tutti concordi nel definire gli Italiani “Esterofili”. Non si può inoltre negare che solo fino a 20 anni fa gli emigranti del Sud Italia venivano fortemente discriminati perfino all’interno dei confini del loro paese e che tale discriminazione è cessata solo a causa della recente forte immigrazione di popolazioni africane che hanno soppiantato i meridionali nelle pulsioni razzistiche. L’Italia non ha un’identità di popolo ma è formata da una moltitudine di etnie che tradizionalmente, ancor oggi, mal si sopportano tra loro. Su questo principio ha trovato, negli anni, terreno fertile la Lega. Anche in questo caso non si può non addebitare enormi responsabilità alla politica, perche questo è un fenomeno culturale che richiedeva un adeguato programma di integrazione sociale, programma che non è mai stato predisposto. Si è preferito attendere che il corso dei secoli cementasse l’Unione confidando che fosse più forte delle tradizioni e dei campanilismi. Oggi purtroppo dissento dal parere del Capo dello Stato; l’Italia è più divisa che mai e per unificarla c’è bisogno per prima cosa di politici che siano pronti a collaborare tra loro per lo sviluppo economico e culturale del Paese. Forse proprio questa è la vera chimera, i litigi continui dei politici hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni del nostro Paese, 20 anni cruciali nei quali abbiamo bruciato gran parte del patrimonio accumulato nella grande rinascita economica degli anni ’60, 20 anni vissuti nel dualismo tra Berlusconi e i leader che di volta in volta gli si sono parati davanti, 20 anni inconcludenti nei quali le uniche Leggi che sono state fatte riguardano aspetti personali della vita dei politici o argomenti di cui non frega nulla a nessuno come ad esempio, l’obbligo di tenere i fari accesi in autostrada. Ci vuole una terapia d’urto, uno Stato centrale forte capace di ripianare le differenze sociali all’interno del Paese per poi farlo marciare compatto nella direzione dello sviluppo e della crescita economica, altro che Federalismo, ora più che mai serve la centralizzazione. Il vero problema però è costituito dalla tenace resistenza dei poteri occulti del mezzogiorno, poteri capaci di arrivare ad influenzare perfino lo Stato centrale. Ecco perché è fondamentale l’unità della politica, perché solo così si può sconfiggere veramente il malaffare capitanato da potentati estremamente radicati tra la gente comune, anche utilizzando, se ritenuta opportuna, tutta la forza dello Stato e delle sue Istituzioni. Invito pertanto i rappresentanti di tutte le forze politiche, compreso quella di cui faccio parte, a dialogare e soprattutto operare nel nome del supremo interesse nazionale perché possiamo ritrovarci qui tra 50 anni a festeggiare i 200 anni di un’unità d’Italia finalmente davvero compiuta. Marco Corrini Membro del Comitato Regionale Piemontese di Alleanza per L'Italia www.corrini.com - tel. 377 3104474

martedì 5 aprile 2011

IL TESORIERE di Roberto Milano

IL TESORIERE Il gruppo di Iniziativa Responsabile è spesso chiamato “la terza gamba della maggioranza” in quanto grazie ai suoi voti la maggioranza è rimasta in piedi. Ma cos’è il gruppo Iniziativa Responsabile? E’ appunto un gruppo parlamentare presente alla Camera dei Deputati, composto da 29 membri, formatosi all’epoca dei voti di fiducia a Berlusconi, di cui fanno parte alcuni esponenti politici di un certo rilievo, quali Silvano Moffa ed Antonio Razzi, provenienti dal FLI dove erano confluiti dal PDL, Paolo Guzzanti proveniente dal Gruppo Misto, il neo ministro dell’agricoltura Francesco Saverio Romano, Massimo Calearo proveniente da Alleanza per l’Italia, ma già proveniente dal PD, per non dimenticare l’ormai mitico Domenico Scilipoti, proveniente dall’Italia dei Valori. La formazione di questo gruppo era stata accompagnata da forti polemiche. Da un lato si è detto che il parlamentare non è legato da vincolo di mandato e può fare gli spostamenti che ritiene necessari; dall’altro si è parlato di “acquisizione” da parte di Berlusconi, usando volutamente una espressione che richiama poco edificanti accordi onerosi. Comunque il gruppo c’è, manifesta qualche irrequietezza nell’attuale periodo di nomine e distribuzione di sottosegretariati, si è dato un organigramma: Presidente è Luciano Sardelli, portavoce è il noto ex giornalista Rai Francesco Pionati. Alla carica di Tesoriere, con il conseguente compito di amministrare, conservare ed incrementare il patrimonio del Gruppo, è stato nominato l’onorevole Maurizio Grassano. Ed eccoci al punto, immancabile, inesorabile. Ieri il Tesoriere Maurizio Grassano è stato condannato dal Tribunale di Alessandria a 4 anni di reclusione per truffa con la pena accessoria dell’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Si tratta, è bene precisarlo, di condanna non definitiva; i difensori hanno proposto appello. Tutti siamo in grado di porci le domande che vengono spontanee in questi casi e di fare le riflessioni che riteniamo opportune. Non riesco però a dare risposta ad una domanda: perché nominarlo proprio tesoriere?

lunedì 4 aprile 2011

LA NIPOTE DI MUBARAK

lunedì 4 aprile 2011 CAMERADEIDEPUTATI.IT Ieri mi ha telefonato la deputata siriana. Per chi avesse la sventura di leggere questo mio post, avrei l'onore di spiegare chi costei sia. Preferisco però, anziché avventurarmi in una contorta e, temo, poco chiara spiegazione, abusare della pazienza dell'eventuale lettore, pregandolo di leggere il mio post precedente, in cui racconto l'occasione del nostro incontro. Dicevo dunque che mi ha telefonatola, ormai, mia amica siriana dicendomi di aver visto che su “CAMERADEIDEPUTATI.IT” domani andrà in onda la fiction-politica dal titolo “La nipote di Mubarak”. Dice inoltre che, dopo aver visto una breve anteprima della fiction, aumentato il suo interesse verso la italica fiction-politica, vorrebbe da me qualche spiegazione in merito al programma. Mi chiede conferma di aver capito bene sul fatto che nella fiction di domani mattina, il parlamento delibererà che “Ruby rubacuori è la nipote dell'ex Presidente egiziano Mubarak”; mi chiede quindi come sia possibile che il Parlamento di un paese terzo (l'Italia) accerti o imponga un vincolo di parentela fra una cittadina marocchina, dal pittoresco nome italiano, ed un cittadino egiziano, cittadino egiziano, tra l'altro, oggi in cattive acque. L'amica siriana è una donna molto colta ed intelligente; mi parla con gran competenza dell'opera buffa italiana, nella quale spesso sono scritte pagine indimenticabili sulla scoperta di insospettabili rapporti di parentela e filiazione. Parliamo volentieri delle grandi opere liriche del passato; lei mi dice di adorare in particolare l'opera “Le Nozze di Figaro” di Mozart, nella quale vi è, infatti una indimenticabile scena nella quale Figaro scopre e ritrova i propri genitori. Cominciando a sospettare che da questa grande cultura derivi l'interesse della mia amica verso la fiction-politica di domani, mi sento subito in dovere di informarla che su CAMERADEIDEPUTATI.IT non troverà nè Mozart né Da Ponte (suo librettista), ma Maurizio Paniz, Razzi e Scilipoti. Devo poi spiegarle (sto pur sempre parlando con un parlamentare!) gli aspetti giuridici della fiction-politica. Berlusconi non vuole essere giudicato dal Tribunale di Milano, ma del Tribunale dei Ministri. Questo perchè il giudizio davanti al Tribunale dei Ministri deve essere autorizzato dal ramo del parlamento di appartenenza (appunto CAMERADEIDEPUTATI.IT) a maggioranza assoluta. Magari Berlusconi trova 316 comparse e tutto finisce. Spiego inoltre che è competente il Tribunale dei Ministri quando il comportamento che costituisce reato è oggettivamente riconducibile all'esercizio delle funzioni ministeriali, non basta ritenerlo tale. Nel timore di essere stato poco chiaro nell'esporre le complicate norme italiane, mando all'amica la pagina del manuale del diritto costituzionale del primo anno di università, lo stesso, immagino, che avranno le comparse sul set di domani. Ma la mia deputata è molto intelligente ed ha già capito tutto. “Ma allora” dice “non basta che Berlusconi pensasse di aver a che fare con la nipote, nipote deve essere veramente!”. E qui si scatena la potenza della fiction. Politica, che innova la realtà, scatena le emozioni e la fantasia, realizza le più impensabili situazioni; crea come l'opera buffa, i più stravaganti rapporti di parentela. Mentre stavamo facendo queste considerazioni vedo la programmazione di un canale satellitare inglese, tutto dedicato alla musica classica; proprio domani è in programma la trasmissione de “Le Nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart. Decidiamo entrambi di vedere l'opera mozartiana e di lasciar perdere CAMERADEIDEPUTATI.IT, è più dignitoso. Pubblicato da Roberto Milano a 12:15 Invia tramite email Postalo sul blog Condividi su Twitter Condividi su Facebook Condividi su Google Buzz

RETELLI "UNIRE LE FORZE MIGLIORI DEL PAESE

Rutelli: “Unire le forze migliori del Paese” Basta "con i salvatori della Patria, abbiamo pagato già abbastanza all'idea del plebiscitarismo", "qui ci vuole gente umile, deve arrivare la stagione di un patto che unisca le forze migliori per rimettere in ordine l'Italia". Lo ha detto il leader di Api, Francesco Rutelli, nel suo intervento all'Assemblea nazionale del partito. Rutelli ha sottolineato che il Nuovo Polo "non vuole essere il polo pendolare tra destra e sinistra, ma creare le condizioni perché in alcuni anni si aggreghino le forze migliori del Paese" anche perché "dopo aver fatto un governo da Mastella a Bertinotti" Alleanza per l'Italia non può "voler fare un governo da Fini a Vendola". "Non è questa - ha aggiunto il presidente di ApI - la strategia: noi vogliamo che il terzo polo diventi il primo polo e ci sono le condizioni perché questo accada. Ma nella fase di passaggio si deve andare a un governo di transizione: il centrosinistra non ce la fa, il centrodestra con tutti i suoi deputati non ce la fa. Bisogna stoppare la rissa e la tifoseria, ma loro non vogliono perché 'simul stabunt simul cadent'. Noi però vogliamo uscire da questo incubo che inchioda l'Italia da 17 anni". Rutelli ha poi criticato gli ammiccamenti del Pd alla Lega che, a suo giudizio, "mostrano l'aspetto peggiore di quella che è stata nella storia la pretesa egemonia della sinistra". "La lega in questi anni - ha aggiunto - ha messo in campo un preciso disegno che punta sulle divisioni, le fratture, la paura. La Lega ha fatto il lavoro più forte e più intimo di separazione del nostro paese. Noi non ci nascondiamo che in alcune realtà la lega abbia buoni amministratori, ma è il disegno nazionale che ci deve preoccupare". L'obiettivo di Api, attraverso il Nuovo polo, è quello di aggregare "i delusi del centrodestra e del centrosinistra, i milioni di italiani delusi da questo degrado incessante della politica". In particolare, Francesco Rutelli si è rivolto a chi, nel Pdl, si è reso protagonista di quello che ha definito "frondismo vellutato". "Il cammino davanti a noi - ha sottolineato - dovrà incontrarsi con altri moderati e riformisti del centrosinistra e del centrodestra. Ci sono dei distinguo così vellutati, dei mezzi mormori e io mi auguro che ci sia qualcuno nel campo degli ex Fi o del Pdl, che di fronte a questo mezzo mormorio del frondismo velluato tirino fuori un po' di grinta, una schiena dritta di fronte a episodi che non si vedono in nessuna parte del mondo". "Siamo partiti dalle rivoluzione liberale e siamo arrivati - ha aggiunto - a La Russa". "Il nuovo polo cresce, cresce più dei partiti che lo compongono. Quello che tutti comprendono e molti temono è che l'aggregazione di queste nuove forze, cosa che emerge in tutti i sondaggi, dà più della somma dei singoli partiti. Sta crescendo una sintonia". Di fronte a un Paese che "oggi è a pezzi per le sue divisioni, con faglie e fratture che si spargono in ogni parte" Api è "un movimento piccolo, agile e in crescita" che ha "un'idea fondamentale di unione di un Paese che si viene dividendo e che per questo rischia il collasso". Il governo si sta dimostrando incapace sia di prevenire che di gestire l'emergenza immigrazione, ha sottolineato il leader di Alleanza per l’Italia. "Ogni giorno che passa - ha sottolineato - il governo prende impegni, il giorno successivo li cambia, il giorno ancora successivo li cancella. E' una situazione drammatica: non si rendono conto che l'Italia potrebbe essere sommersa da flussi di immigrazione che loro non sono in grado né di prevenire nè di gestire". "Noi rilanciamo la necessità di una riforma vera della giustizia nell'interesse dei cittadini". E ha poi concluso: "Diciamo no al giustizialismo, no alle leggi per una persona sola e diciamo affrontiamo insieme ora, è già troppo tempo che non lo si fa, l'esigenza di una giustizia grippata e bloccata che crea sfiducia e non risolve i problemi del cittadino". Share/Save/Bookmark

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