Intervento in Senato di Francesco Rutelli sulla manovra economica del Governo
Signor Presidente, mentre il Senato si interroga sulla presentazione o
meno di un maxiemendamento da parte del Governo, tutte le forze
responsabili dell'economia, delle istituzioni e della politica in Europa
si chiedono che cosa stia facendo l'Italia.
Oggi abbiamo assistito a delle prese di posizione da parte del
maggior Paese dell'Unione europea, la Germania, che associano in modo
molto preoccupante ed addirittura inquietante la situazione
economico-finanziaria dell'Italia a quella della Grecia. Poco tempo fa
il portavoce del Governo spagnolo, che a causa della crisi ha annunciato
le proprie dimissioni e ha convocato nuove elezioni - ricordo che fino a
poche settimane la Spagna si trovava in una condizione ben più
drammatica della nostra - ha segnalato la criticità e la delicatezza
della situazione in cui si trovano i mercati e gli investitori per le
incertezze italiane.
Signor Presidente, lei ha svolto una funzione importante per
garantire che il Senato durante il mese di agosto esaminasse la manovra,
così com'è stata predisposta, presso le Commissioni competenti - in
particolare presso la Commissione bilancio - e di questo la ringraziamo.
Le siamo grati anche per aver detto a più riprese che il suo obiettivo e
quello di quest'Aula era e doveva essere di consentire un esame di
merito del provvedimento e la possibilità di un miglioramento dello
stesso da parte del Senato della Repubblica.
Ora lei, signor Presidente, ha detto un istante fa che questa manovra
va approvata al più presto. Io penso che i colleghi siano consapevoli
che una cosa sono i tempi e una cosa è il merito di questa manovra. Sui
tempi, ci sono posizioni diverse anche in seno all'opposizione, perché
non c'è dubbio che oggi c'è chi ha manifestato nelle piazze e chi non ha
condiviso questa iniziativa, ma ciò appartiene alla dialettica di una
democrazia viva.
È venuta la disponibilità, signor Presidente, ad approvare la manovra
entro domani, ma ciò che non sfugge ai colleghi, o che non dovrebbe
sfuggire anche ai colleghi della maggioranza, è che il richiamo,
inusuale, che è venuto ieri sera dal Capo dello Stato, non era un
richiamo alla tempistica nell'approvazione della manovra, ma alla
qualità della manovra, alla credibilità della manovra, poiché arrivano
ai vertici delle nostre istituzioni, signor Presidente, i messaggi
inequivocabili sulla preoccupazione relativa al fatto che l'Italia stia
ballando su un baratro senza adottare misure adeguate. Ogni giorno e
ogni ora, si può dire, le agenzie battono notizie su come questa manovra
debba essere rifatta.
Segnalo a colleghi relativamente distratti che la notizia diffusa dal
Governo, secondo cui si annuncerebbe una imposizione del 3 per cento su
redditi o patrimoni superiori a 500.000 euro, non è chiara. Se si
tratta di redditi, costituirebbe un profilo; se si tratta di patrimoni, e
oggi, in questo momento, se lo stanno chiedendo milioni di italiani, si
tratterebbe di una patrimoniale sulla casa. Ci rendiamo conto in che
condizione di caos viene messa la società italiana a seguito
dell'annuncio dell'IVA, del fatto che si toglie l'IVA, dell'annuncio di
nuove tasse, della riduzione dei trasferimenti ai Comuni, del loro
ripristino, e dell'annuncio di misure straordinarie, come patrimoniali e
misure sull'evasione fiscale, che arrivano e spariscono?
Infine, signor Presidente, noi non sappiamo ancora se stasera, come
lei ha ricordato correttamente, il Governo presenterà il suo
maxiemendamento oppure no e, dunque, se noi ci troveremo, domani
mattina, a riaprire l'Aula del Senato senza neppure sapere se la quarta o
quinta manovra, da luglio e poi da agosto, sia stata effettivamente
approvata dal Consiglio dei ministri.
In passato, signor Presidente, ricorreva la celebre espressione,
tante volte richiamata in quest'Aula, che "mentre a Roma si discute,
Sagunto è espugnata".
Io non credo che voi possiate fare gli
spiritosi, perché dovete dirci se siete disponibili a misure sulla
previdenza, se siete disponibili a tagli della spesa pubblica, se siete
disponibili a misure reali, e non figurative, per il contrasto
dell'evasione fiscale. Questo chiedono i mercati, le istituzioni
finanziarie e l'Europa.
Qui ci si continua a consultare. Il Senato non potrà discutere, ma
dovrà affrontare una manovra nuovamente riformulata, senza che noi
possiamo eventualmente subemendarla. Sia chiaro che il nostro Gruppo lo
ha detto. Il presidente Baldassarri ha detto con grande chiarezza che la
manovra di luglio sarebbe durata poco e che i suoi effetti sarebbero
stati rimangiati. La manovra di agosto è già stata divorata dai mercati.
Da qui a domani mattina, se la maggioranza e il Governo non si pongono
nelle condizioni di dire la verità agli italiani, questo precipizio nel
quale si trova il nostro Paese rischia di non essere arrestabile.
Io ho la sensazione che i colleghi della maggioranza, presi dalle
divisioni al loro interno, e dalle preoccupazioni politiche, dovrebbero
invece dare un messaggio al Governo di risolutezza e di coraggio. Qui
c'è un'opposizione che ha dichiarato di essere pronta, stando
all'opposizione, a votare misure, anche difficili ed impopolari, ove
fossero strutturali e credibili.
Abbiamo la sensazione che stiamo andando verso la quinta manovra,
destinata a vedere poi l'arrivo della sesta, della settima e ad
inoltrarci in un precipizio senza fine. Mi auguro che non sia così,
signor Presidente, ma stiamo discutendo di questo. E mi auguro, infine,
che non si inizi l'esame di una manovra che non c'è più, che la si
incardini formalmente, che il relatore dica una parola che rimandi alla
presentazione del maxiemendamento. Abbiamo la dignità di non fingere di
svolgere in questa sede un dibattito su una manovra che già non c'è più e
che non sarebbe dignitoso se il Parlamento fingesse di esaminare.
mercoledì 7 settembre 2011
martedì 6 settembre 2011
«Pronti a votarne alcune se leghisti ancora irresponsabili»
Il Terzo polo è pronto a collaborare con la maggioranza, anche votando alcuni emendamenti se però la manovra conterrà misure che la rendano più credibile di fronte ai mercati internazionali, perché così come è non va e lo dimostra anche l'allarme lanciato ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Così Francesco Rutelli ha spiegato ai cronisti quale sarà la posizione dei senatori del Terzo polo in vista dell'esame della manovra in Aula al Senato.
«Siamo pronti a votare quelle misure che il richiamo del Capo dello Stato indica, seppure con la doverosa misura istituzionale propria di Napolitano - ha spiegato il leader di Api annunciando che incontrerà i capigruppo degli altri due partiti del Terzo polo per definire la linea da tenere in Aula -. Penso alla previdenza, a tagli credibili sulla spesa, all'accelerazione delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, al contrasto dell'evasione fiscale. Se i leghisti insistessero nella linea dell'irresponsabilità che hanno apposto in questi giorni, noi del Terzo polo, pur senza cambiare la nostra posizione politica, siamo e restiamo all'opposizione, potremo votare alcune misure per non lasciar cadere nel vuoto il richiamo del presidente della Repubblica e per non lasciare l'Italia in mezzo ai marosi di una crisi che purtroppo è destinata ad aggravarsi».
Rutelli ha aggiunto che oggi pomeriggio, nella conferenza dei capigruppo, il Terzo polo chiederà di consentire l'accelerazione dell'esame della manovra e la conclusione del voto già domani, ma, ha aggiunto, «il problema non sono i tempi ma il merito. La manovra non appare credibile a livello internazionale, nei suoi saldi e nei suoi effetti reali, dunque è insufficiente».
Dal Terzo polo verranno perciò presentati circa 60 emendamenti con la «disponibilità a sostenere correzioni serie e strutturali alla manovra purché non si ripeta quel calderone che a luglio ha bruciato miliardi senza produrre nessun risultato. Ma se il governo non corregge il tiro - è l'allarme lanciato dal leader di Api - potremmo andare incontro al rischio default che solo dei pazzi irresponsabili potrebbero guardare in termini di partigianeria. E io credo che il richiamo di Napolitano sia un allarme verso la mancanza di risposte da parte della maggioranza».
Il Terzo polo è pronto a collaborare con la maggioranza, anche votando alcuni emendamenti se però la manovra conterrà misure che la rendano più credibile di fronte ai mercati internazionali, perché così come è non va e lo dimostra anche l'allarme lanciato ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Così Francesco Rutelli ha spiegato ai cronisti quale sarà la posizione dei senatori del Terzo polo in vista dell'esame della manovra in Aula al Senato.
«Siamo pronti a votare quelle misure che il richiamo del Capo dello Stato indica, seppure con la doverosa misura istituzionale propria di Napolitano - ha spiegato il leader di Api annunciando che incontrerà i capigruppo degli altri due partiti del Terzo polo per definire la linea da tenere in Aula -. Penso alla previdenza, a tagli credibili sulla spesa, all'accelerazione delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, al contrasto dell'evasione fiscale. Se i leghisti insistessero nella linea dell'irresponsabilità che hanno apposto in questi giorni, noi del Terzo polo, pur senza cambiare la nostra posizione politica, siamo e restiamo all'opposizione, potremo votare alcune misure per non lasciar cadere nel vuoto il richiamo del presidente della Repubblica e per non lasciare l'Italia in mezzo ai marosi di una crisi che purtroppo è destinata ad aggravarsi».
Rutelli ha aggiunto che oggi pomeriggio, nella conferenza dei capigruppo, il Terzo polo chiederà di consentire l'accelerazione dell'esame della manovra e la conclusione del voto già domani, ma, ha aggiunto, «il problema non sono i tempi ma il merito. La manovra non appare credibile a livello internazionale, nei suoi saldi e nei suoi effetti reali, dunque è insufficiente».
Dal Terzo polo verranno perciò presentati circa 60 emendamenti con la «disponibilità a sostenere correzioni serie e strutturali alla manovra purché non si ripeta quel calderone che a luglio ha bruciato miliardi senza produrre nessun risultato. Ma se il governo non corregge il tiro - è l'allarme lanciato dal leader di Api - potremmo andare incontro al rischio default che solo dei pazzi irresponsabili potrebbero guardare in termini di partigianeria. E io credo che il richiamo di Napolitano sia un allarme verso la mancanza di risposte da parte della maggioranza».
lunedì 5 settembre 2011
Rutelli: «Dopo Berlusconi unire per emergenza i tre poli»
Lunedì 05 Settembre 2011 11:45 | |
«Bersani
deve decidere con chi allearsi, potrebbe e vorrebbe fare certe riforme
che i suoi alleati di sinistra, però, non vogliono». È l'opinione del
leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli, intervistato dal
“Caffè” di SkyTG24. «Questo bipolarismo – spiega - non va da nessuna
parte, chi è in grado di affrontare oggi questa crisi? Un Pdl spaccato e
rissoso? Una sinistra più piccola di ieri? È necessario che i tre poli
si uniscano per un periodo delimitato per fare le riforme che servono al
paese e curare la malattia numero uno, quella - osserva Rutelli - della
mancata crescita». Per Rutelli «ci vuole una fase di responsabilità
condivisa poiché i mercati non hanno fiducia in questo premier, in
questo governo, in questa manovra». |
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